domenica 21 giugno 2015
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È una beffa. Ben 14 leggi regionali, approvate spesso all’unanimità o a schiacciante maggioranza, potrebbero essere cancellate da una normativa nazionale più blanda, meno severa, meno efficace. Stessa sorte per centinaia di ordinanze comunali di polizia locale e decine di delibere urbanistiche provinciali. Sono soprattutto loro, governatori e sindaci, che aspettano il decreto sul gioco d’azzardo con inquietudine, per verificare se con un colpo di spugna sarà vanificato il grosso lavoro legislativo, politico e culturale per combattere le ludopatie. IRAP E DISTANZE, LA RICETTA DELLE REGIONI Le 14 regioni che sinora hanno legiferato sul gioco d’azzardo hanno scelto tre strade fondamentali: prevenzione nelle scuole e nei luoghi dell’educazione informale; obbligo di tenere le sale slot ad una distanza minima da luoghi pubblici sensibili come scuole ed ospedali; riduzione Irap per chi spegne le macchinette o entra in circuiti che lanciano messaggi positivi contro il gioco compulsivo. Gli interventi più coraggiosi sono stati quelli di Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli, Toscana, Umbria e Basilicata, dove leva fiscale, repressione e 'misura di sicurezza' fissata a 500 metri viaggiano insieme. Liguria, Trentino, Lazio, Abruzzo, Campania si sono fermate alla 'distanza minima', portandola a 300 metri, ma non hanno premiato con meno tasse gli esercizi commerciali 'virtuosi'. La Puglia ha nella legge il limite dei 500 metri, l’Emilia lavora maggiormente su prevenzione e lotta al gioco illegale. Il Piemonte ha scelto la sola riduzione Irap come via maestra. Nel club è di recente entrata anche la Sicilia, con delle Linee guida che prevedono anche la revisione degli apparecchi con l’introduzione del sistema 'stop and warning' che segnala comportamenti problematici da parte del giocatore. Norme che sono entrate nelle Gazzette ufficiali, sono state seguite da Regolamenti d’attuazione e soprattutto hanno raccolto un consenso bipartisan. Le ultime sentenze del Tar sono state a favore delle Regioni e contro i gestori. Un segnale positivo è venuto in realtà anche dal Consiglio dei ministri che di recente non ha impugnato la legge della Basilicata. Il vero problema è l’impatto delle legislazioni regionali sui conti del Tesoro: è vero che la riduzione dell’Irap non riguarda il Mef, ma il generale effetto-deterrenza porta a ridurre le entrate fiscali per lo Stato. Perciò i governatori hanno già lanciato l’allarme contro un decreto che potrebbe perseguire il solo scopo di «fare cassa». I COMUNI SOMMERSI DA RICORSI PER LE RESTRIZIONI ORARIE La ricetta dei sindaci ha anticipato e anche orientato le leggi regionali. Le prime ordinanze sulle 'distanze' vengono dai comuni. E sono tanti quelli che offrono benefici Imu e Tares a chi decide di far diventare il proprio bar 'no slot'. Sassari, ad esempio, offre sino a mille euro di sconto Imu, Tosap e pubblicità. Ma i comuni si sono spinti anche oltre, arrivando a imporre la chiusura delle sale da gioco dopo un certo orario. E su questo punto i più coraggiosi sono sommersi dai ricorsi al Tar. Storica resta la condanna del sindaco di Verbania che aveva imposto l’apertura solo nella fascia 15-22 per combattere la dispersione scolastica. Ora il vento sembra cambiato, di recente il Consiglio di Stato ha approvato i limiti imposti da Milano. La nuova legislazione nazionale, più che cancellare le normative più avanzate, dovrebbe piuttosto tutelare i sindaci che intervengono per evitare che disperati restino sino alle 2 di notte davanti ad una macchinetta sperando di recuperare i soldi persi lungo la giornata.
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