martedì 14 settembre 2010
Il progetto della nuova formazione alla Camera, tassello fondamentale per la solidità della maggioranza, registra l'arrivo di nubi improvvise tra chi dice apertamente no e chi si trincera dietro diplomatici ni.
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Proprio quando Giorgio Napolitano apprezza, non senza rilievi polemici sulle polemiche agostane,l'impegno di Silvio Berlusconi per evitare elezioni anticipate, il progetto del nuovo gruppo alla Camera, tassello fondamentale per la solidità della maggioranza, registra l'arrivo di nubi improvvise tra chi dice apertamente no e chi si trincera dietro diplomatici ni. Si chiama fuori l'Udc Romano, l'Svp si conferma fuori dai blocchi, mentre sono i Liberaldemocratici a far osservare che, a loro, nessuno ha chiesto, ad ora, di entrare nel gruppo la cui istituzione è stata affidata a Francesco Nucara. E dal leader Pri prende le distanze anche Noi Sud.Dopo lo strappo con i finiani, ora la maggioranza segue la strada del bilanciamento con il gruppo di «responsabilità istituzionale» sulla cui nascita sembra però fondata la cautela di Francesco Nucara.«La mia battaglia è nell'Udc», precisa oggi l'influente Udc siciliano Saverio Romano, descritto sino a ieri con le valigie in mano. «Siamo e restiamo fuori dai blocchi", dicono dall'Svp. «Il presidente Berlusconi non ci ha chiesto di entrare in alcun gruppo», dicono i Liberaldemocratici. Dichiarazioni che oggi sembrano alzare l'asticella dei 20 deputati indispensabili per costituire un gruppo autonomo alla Camera.La Lega, in più, non nasconde perplessità sull'operazione. «Se c'è una maggioranza solida, coesa ecompatta si può lavorare bene, se c'e una maggioranza che ogni giorno deve cercare i voti in Parlamento, si lavora male», osserva Roberto Maroni.
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