sabato 12 gennaio 2013
Monti: no all'amnistia, serve una risposta strutturale. Il premier scrive a Marco Pannella: riorganizzare l'attività giudiziaria e responsabilizzare i magistrati riguardo ai tempi di trattazione dei procedimenti.​
COMMENTA E CONDIVIDI
​Sedici milioni di euro per il lavoro dei detenuti. A pochi giorni dalla sentenza della Corte dei diritti umani di Strasburgo che ha condannato l’Italia per la situazione delle carceri, il premier Mario Monti ha varato uno schema di decreto del che destina la cifra, facente parte del fondo Legge di Stabilità, all’attività lavorativa dei reclusi.Ma per milgiorare le condizioni di vita nelle carceri non occorre ridurre il tema del sovraffollamento alla questione dell’amnistia, non «sarebbe un’impostazione realistica e costruttiva», ha scritto Monti in una lettera a Marco Pannella. Occorre soprattutto «una profonda riorganizzazione del lavoro giudiziario e responsabilizzazione dei magistrati – sostiene Monti – riguardo ai tempi di trattazione dei procedimenti» Secondo il professore l’obiettivo potrebbe essere raggiunto anche a legislatura ampiamente invariata, come anche intervenendo sull’edilizia carceraria, le misure alternative e la depenalizzazione di alcuni illeciti. «Una parte limitata ma non insignificante di queste misure era contenuta nel disegno di legge che il governo ha presentato», conclude Monti, «ma i partiti in Senato hanno preferito che un così importante provvedimento non vedesse mai la luce».Secondo il capo del governo per le carceri occorrono misure coordinate e strutturali, non interventi occasionali. Una posizione che, tra l’altro, ha ribadito a Pannella, rispondendo alla richiesta di amnistia avanzata dal leader storico dei Radicali. La strada da preferire passa attraverso la «depenalizzazione» per alcuni illeciti, nuovi investimenti per la costruzione di carceri ma soprattutto una «profonda riorganizzazione del lavoro giudiziario» e la «responsabilizzazione dei magistrati riguardo ai tempi di trattazione dei procedimenti».Il finanziamento per il lavoro dei detenuti è un’iniziativa promossa su proposta del ministro della Giustizia Paola Severino. «Finalmente una buona notizia, un passo avanti», commenta il Guardasigilli.Ora la palla passa al Parlamento. Il decreto, infatti, è stato trasmesso alle commissione di Senato e Camera. Non a caso, il ministro Severino, reduce dallo stop inferto al Senato al suo ddl sul misure alternative dopo l’ampia maggioranza alla Camera, lancia un appello: «Confido fermamente che le Commissioni parlamentari competenti aderiranno favorevolmente alla decisione del governo». Più esplicito, invece, Nicola Boscoletto, che a nome delle decine di associazioni e cooperative che lavorano nelle carceri fa apello perché «in commissione non si faccia uno spezzatino di questi sedici milioni, magari per soddisfare esigenze elettoralistiche a discapito di progetti che hanno estremo bisogno di ossigeno». Lo stanziamento di questi fondi consentirebbe di rifinanziare la legge Smuraglia, varata nel 2000 e dal 2011 non più alimentata. «Un rifinanziamento parziale», come spiega lo stesso ministro, per il quale si è attinto al fondo residuo Legge di Stabilità per esigenze indifferibili.Quello che si è ottenuto ora è comunque «un segnale», apprezzato anche dall’associazione per i diritti dei detenuti Antigone, che però giudica bassa la cifra e avrebbe preferito che si attingesse «ai fondi del piano di edilizia penitenziaria che destina 450 milioni alla realizzazione di nuovi istituti di pena i cui lavori non sono iniziati». Quel che conta, avverte Severino, è che il parlamento non freni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: