giovedì 19 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Nei primi 3 mesi frenata del 77%. Renzi: dette balle clamorose ROMA Brusca frenata sulle assunzioni. La riduzione degli incentivi, infatti, pesa sul saldo (che comunque resta positivo) dei contratti stabili nei primi tre mesi dell’anno, che con 51.087 unità diminuisce del 77% rispetto allo stesso periodo del 2015, ma risulta più basso anche del 2014. Complessivamente le assunzioni nel periodo gennaio-marzo 2016 – sottolinea l’Inps – risultano 1,18 milioni, con un calo di 176mila unità rispetto allo stesso periodo del 2015 (-12,9%). Matteo Renzi però non ci sta e, nella diretta serale coi cittadini sui social network, afferma che sull’impatto del Jobs act sono state scritte «oggi (ieri per chi legge, ndr) clamorose balle. Il lavoro continua a crescere, anche se meno veloce». Il rallentamento coinvolge essenzialmente i contratti a tempo indeterminato (-162mila, pari a 33,4%). Per i contratti a tempo determinato, nel primo trimestre del 2016 si registrano 814mila assunzioni, una dimensione del tutto analoga a quella degli anni precedenti (-1,7% sul 2015 e 1,1% sul 2014). Le assunzioni con contratto di apprendistato sono quasi 50mila, stabili rispetto al 2015. Le cessazioni risultano diminuite dell’8,8%; per quelle a tempo indeterminato la riduzione è pari al 5,3%. Continua, invece, il boom dei voucher. Nel primo trimestre raddoppiano le vendite dei buoni lavoro. Sempre secondo i dati Inps, da gennaio a marzo, sono stati venduti 31,5 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio. L’incremento, rispetto allo stesso periodo del 2015, è stato del 45,6%. Nel 2015 la crescita dell’utilizzo dei voucher è stata del 75,4%. Un mercato del lavoro contraddittorio, quindi, con una diminuzione dei contratti e un incremento dei voucher. I primi a preoccuparsi di questo andamento sono i sindacati. «Che fine hanno fatto i milioni di posti creati con il Jobs act? – si chiede il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino –. Avevamo già previsto che l’occupazione sarebbe cresciuta di circa la metà rispetto a quanto annunciato dal governo e che ci sarebbe stato un considerevole rallentamento con la riduzione degli incentivi. Ma avere ragione non è una soddisfazione perché parliamo di circa 15 miliardi di risorse pubbliche investite male e di tante speranze deluse per milioni di giovani italiani». Per il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, «al di là dell’andamento dei dati, che potrà ancora risultare altalenante, è importante aver puntato sui contratti a tempo indeterminato. La riduzione del costo del lavoro è una scelta giusta, vanno trovate soluzioni a regime ». Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, punta il dito contro «alcuni imprenditori che hanno approfittato in modo persino truffaldino o irregolare di questi incentivi. Come se non bastasse, prosegue anche il boom sconcertante dei voucher, divenuti ormai la vera frontiera della precarietà e, in alcune circostanze, lo strumento per coprire il lavoro nero o, addirittura, le morti bianche. E non basterà di certo la tracciabilità a regolarizzarne l’uso: occorrerà limitarne in modo significativo l`ambito di utilizzo ». «Siamo davanti a untrend molto preoccupante, sul quale è necessario intervenire immediatamente – afferma il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti –. È stato sufficiente ridurre la decontribuzione a vantaggio delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato, peraltro nella versione leggera a tutele crescenti, perché le imprese si orientassero verso forme di lavoro più precario, ad iniziare dai voucher. Uno strumento nato per far emergere il sommerso, rischia ora di diventare non l’eccezione, ma la prassi, con conseguenze fortemente negative sul reddito, sulla contribuzione ai fini previdenziali, sulle tutele reali in caso di ma-lattia o maternità e sulla sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro». «L’Inps – sostiene Maurizio Sacconi (Ap), presidente della commissione Lavoro del Senato – ci fornisce dati amministrativi che sono solo indicatori parziali, ma che ci confermano come l’azzeramento dei contributi abbia prodotto una fiammata di contratti permanenti ora destinata a ridimensionarsi. Urgono riduzioni strutturali, e perciò affidabili nel tempo, degli oneri che pesano su tutti i contratti di lavoro». Secondo il senatore della minoranza Pd, Miguel Gotor, «dopo le ammini-strative sarà importante fare un check-up delle riforme attuate». © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: