mercoledì 8 ottobre 2014
Attesa per il voto di fiducia sul maxi emendamento del governo sul lavoro. Doppia sospensione a causa delle proteste, con lancio di libri contro il presidente Pietro Grasso. Renzi: sceneggiate.
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Nel pomeriggio al Senato è stata nuovamente sospesa la seduta sulla fiducia al jobs act. Si attende infatti l'esame del maxiemendamento da parte della Commissione Bilancio. Esame che si sta prolungando perché, come ha riferito in aula il presidente della stessa commissione Antonio Azzolini, "nel  testo del governo ci sono punti diversi rispetto a quelli del provvedimento approvato dalla commssione quindi l'esame si sta prolungando e si prevedono ancora circa quaranta minuti". Il presidente Grasso ha quindi sospeso la seduta che riprenderà alle 19.40. Poco prima, quando Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario, Lega e M5s hanno occupato i banchi del governo. Contro Grasso c'è stato anche un lancio di fogli e libri, tra cui il regolamento del Senato.Renzi: sceneggiate, non politicaIl premier Renzi, impegnato nel pomeriggio a Milano nel vetice sul lavoro con i capi di governo europei, in conferenza stampa ha commentato i fatti del Senato: "Le reazioni di una parte delle opposizioni" al Senato "fanno parte più delle sceneggiate che della politica". Sessione sospesa per le proteste dei Cinque stelleIn mattinata il presidente del Senato Pietro Grasso, a causa delle proteste del M5S, ha sospeso la seduta dell'Aula del Senato durante l'intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul Jobs act. Sospeso da parte del presidente Grasso il capogruppo M5S Vito Petrocelli.Il maxi emendamento alla prova della fiduciaNessuno conosce le carte dell’esecutivo: la soluzione del maxi-emendamento confermata dal premier ai sindacati resta un mistero. Le opposizioni cercano di misurarsi su quello che considerano ormai un problema esclusivo della maggioranza e il Pd stenta a trovare una soluzione indolore. La minoranza democratica va avanti tra una riunione e l’altra, con l’ordine di scuderia di non tradire il premier. Il Pd dunque dovrebbe presentarsi a ranghi serrati. Pippo Civati, che ha lavorato per la scissione, resta isolato e scrive a Napolitano affinché richiami il governo «a un maggiore rispetto di ruoli e prerogative istituzionali». L’area più agguerrita – quella dei bersaniani – ha deciso di rinviare lo scontro alla Camera. La stessa pattuglia dei civatiani si è assottigliata. Qualche incertezza resta perciò solo tra i centristi Mario Mauro e Tito Di Maggio, che minacciano di non dare il loro sì. Pier Luigi Bersani ha ripetuto che la fiducia su una legge delega «è una forzatura», ma nonostante questo l’ex segretario ha chiesto a tutti «responsabilità e lealtà» con un voto positivo. In particolare ai senatori, visto che a Palazzo Madama i numeri sono risicati per il governo.
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