venerdì 12 febbraio 2016
Il Dap: fondi in aumento dopo anni, ora dietro le sbarre cresce l’occupazione.
Lavoro in carcere. Torna il segno più
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Cresce il lavoro dei detenuti e crescono anche i fondi. E questo avviene mentre continua a calare la popolazione carceraria. Più occupazione, dunque, e pur se resta predominante quella destinata alla manutenzione degli istituti, le buone notizie riguardano anche i lavori più specializzati e quelli esterni al carcere. E più soldi, anche se sarebbero necessari molti di più. È quanto si legge nella 'Relazione sullo svolgimento da parte dei detenuti di attività lavorative' relativa al 2015, inviata pochi giorni fa al Parlamento dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Secondo il documento, predisposto dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti lavoranti sono 14.570, rispetto ai 14.099 del 2014 e i 13.727 del 2013. E questo mentre la popolazione carceraria negli stessi anni è scesa dai 65.701 del 2013 ai 53.623 dello scorso anno. Crescono anche gli stanziamenti dopo anni di drastici tagli. I fondi assegnati erano stati 71,4 milioni nel 2006 (con quasi 60mila detenuti) per scendere via via fino ai 49,6 milioni del 2013 mentre la popolazione carceraria esplodeva. Lo stanziamento è tornato a crescere nel 2014 arrivando a quasi 55,4 milioni per arrivare ai 60,4 del 2015. Particolarmente importante e corposo l’aumento dei fondi per i detenuti che lavorano nelle officine gestite direttamente dall’amministrazione. Una vera controtendenza. Il budget, infatti, era passato dagli 11 milioni di euro del 2010 ai 9,3 del 2011 per precipitare ad appena 3,16 del 2012 con un taglio di più del 71% in due anni. Invece per l’esercizio finanziario 2015 la somma è arrivata a ben 13,5 milioni. Così anche i detenuti impiegati in queste attività sono aumentati passando dai 436 del 2013 ai 578 dell’anno scorso in 18 istituti penitenziari. Mentre i detenuti impiegati nella gestione quotidiana dei penitenziari (il lavoro meno qualificato) sono passati, grazie all’aumento dei fondi, da 9.645 del 2013 ai 9.698 del 2014 e ai 10.175 del 2015. Ancora più importante è il continuo incremento dei detenuti che lavorano per cooperative sociali e imprese (la cosiddetta 'legge Smuraglia' del 2000). Si è infatti passati da 644 detenuti assunti nel 2003 a ben 1.413, più del doppio.  Dati che confermano l’interesse dei soggetti esterni al carcere, malgrado la cifra stanziata per gli incentivi prevista dalla legge in 10,14 milioni sia scesa nel 2015 a 9,8. Un parziale recupero c’è invece stato per i fondi destinati all’attività agricola che erano quasi 8 milioni nel 2010, scesi a 5,4 nel 2011 e addirittura ad appena 1,2 nel 2012, «impedendo – scrive il Dap – lo sviluppo di progettualità già in corso nei diversi tenimenti agricoli esistenti presso istituti penitenziari». Per fortuna nel 2013 si è risaliti a 5,4 milioni, per poi tornare a calare, pur di poco, lo scorso anno fino a 4,63. Comunque dando lavoro a 335 detenuti. Infine, di concerto col ministero delle Politiche agricole, anche per il 2015 si sono ottenuti i fondi comunitari «per la realizzazione di corsi professionali di 'apicoltura' in 39 istituti penitenziari, coinvolgendo 605 corsisti da inserire poi, ove possibile, nella realtà lavorativa nazionale». Buoni risultati sicuramente anche se, ammette il Dap, «non vi è dubbio che nel corso degli ultimi anni le inadeguate risorse finanziarie non hanno consentito l’affermazione di una cultura del lavoro all’interno degli istituti penitenziari ». Ma, sottolinea il Dipartimento, «proprio in questo particolare momento di difficoltà economica, comune a tutto il territorio nazionale, l’Amministrazione penitanziaria sta moltiplicando i suoi sforzi per contrastare la carenza di opportunità lavorative ». E lo «sforzo maggiore» è quello «di far in modo che le persone detenute possano acquisire una adeguata professionalità. Solo l’acquisizione di capacità e competenze specifiche consentirà, a coloro che hanno commesso un reato, di introdursi in un mercato del lavoro che necessita sempre più di caratteristiche di specializzazione e flessibilità». Insomma, soldi spesi bene.
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