mercoledì 22 maggio 2013
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Più che schizzinosi, sono squattrinati. Anche a quarant’anni. I giovani italiani perciò restano a casa più a lungo dei coetanei europei non perché bamboccioni, ma perché sopravvivono ancora grazie alla "mancia" di mamma e papà. Una necessità, quella della paghetta, che serve per campare al 28% degli over35, a metà dei trentenni e a 9 adolescenti su dieci. Poco importa se si ha un lavoro, visto che uno su quattro, pure con un contratto in tasca, ovviamente da precario, non può rinunciare all’aiuto finanziario dei familiari. Ci sono sogni e drammi dei teenager maturi nell’indagine della Coldiretti-Swg sui giovani e la crisi, presentata ieri all’assemblea di Giovani Impresa, come pure l’ingegno green e la loro tendenza a tornare all’agricoltura, unico settore in cui sono salite le assunzioni (+ 3,6%). Innovazione e flessibilità nella produzione la fa da padrone nelle imprese degli adolescenti, dove tradizione contadina e inventiva si fondono per creare agro-business. Finito il sogno del posto fisso, oggi i ragazzi sono disposti a dimenticare anni di studio e titoli guadagnati pur di avere un misero stipendio, preferendo l’agriturismo (38%) a un occupazione in banca. Sei su dieci già sanno che saranno più poveri dei genitori, anche in futuro. La famiglia, comunque, resta il paracadute per non sprofondare nelle difficoltà, «rete di protezione sociale determinante» la definisce il presidente Coldiretti Sergio Marini. E la casa d’origine, l’unico tetto che la generazione Neet può permettersi. Metà dei ragazzi così, continua a dormire nella cameretta di bambino, addirittura un quarantenne su quattro, appena il 13% per propria volontà. Scegliere sembra essere un verbo assente nel vocabolario lavorativo dei giovani, con un terzo che vorrebbe addirittura fare lo spazzino per 500 euro al mese pur di essere indipendente e non dover espatriare. Il 73%, inoltre, è pronto a lavorare nei campi per la raccolta di frutta e verdura, anche se uno su quattro non ha mai preso una zappa in mano. Dalle stelle alle stalle, insomma, ma non per forza in negativo. Perché l’agricoltura, e la creatività nei campi, può essere davvero il settore con cui gli italiani realizzeranno i propri sogni. Ne è convinta il neo ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, che intervenendo all’assemblea Coldiretti spiega che «l’Italia non ha bisogno degli Ogm», ma è la qualità del made in Italy l’unica carta su cui far leva, anche se sul tema attende la posizione della conferenza Stato-Regioni. Ai giovani che creano aziende, indipendentemente dalle decisioni europee, assicura poi «l’applicazione della maggiorazione del 25% degli aiuti». Il settore agricolo ha dimostrato di saper dare opportunità e occupazione, lo dicono le 59mila fattorie under 30 in Italia, e dalla staffetta generazionale potrebbero arrivare altri 200mila posti in campagna. Il problema da scongiurare ora si chiama aumento dell’Iva, che deprimerebbe le vendite al dettaglio del 3,8%. Sergio Marini non si limita a fotografare la realtà «in cui i figli stanno peggio dei loro genitori», ma a esaltare soprattutto «i giovani che sfruttano il talento e la tradizione per stare sul mercato». La metà dei ragazzi lavora nei campi per passione, quindi l’agricoltura non è solo «un riparo in tempo di crisi», dice il leader di Giovani Impresa Vittorio Sangiorgio, il futuro dell’Italia è «nell’impresa della bellezza» puntando sulla «diversità attrattiva» dei prodotti.
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