martedì 14 luglio 2020
Presentata la relazione annuale dell'Inail. Vittime in calo del 17,2%. Bettoni: «Proseguire nel cammino tracciato è irrinunciabile, ma non ancora sufficiente»
Lavoro, 628 morti nel 2019

Ansa

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Calano ancora i morti sul lavoro. Secondo la Relazione annuale dell'Inail, nel 2019 gli infortuni con esito mortale sono stati 628, il 17,2% in meno rispetto al 2018, di cui 362, pari al 57,6%, occorsi “fuori dell'azienda”. Complessivamente, gli infortuni denunciati sono stati 644.803, anche se quelli riconosciuti “sul lavoro” sono stati 405.538, di cui il 18,6% avvenuti “fuori dell'azienda”, cioè lungo il tragitto tra casa e lavoro e viceversa.

Continuano ad aumentare, invece, le denunce di malattie professionali, fenomeno che ha caratterizzato tutto l'ultimo decennio, in seguito agli interventi legislativi che hanno ampliato l'elenco delle patologie che godono della presunzione legale di origine lavorativa. Nel 2019, le malattie professionali denunciate sono state 61.201, il 2,9% in più rispetto al 2018 e oltre il 40% in più del 2010. Al 36,7% delle denunce è stata riconosciuta la causa professionale, mentre il 2,7% dei casi è ancora in istruttoria. Complessivamente, i lavoratori ammalati sono 43.700, il 40,3% dei quali per causa professionale riconosciuta. Oltre 1.500 i lavoratori con patologia asbesto-correlata (amianto). Nel 2019 sono stati 1.018 i lavoratori deceduti con riconoscimento di malattia professionale (-24,6% rispetto al 2018), di cui 212 per silicosi-asbestosi.

«Per contrastare il dramma degli incidenti sul lavoro – sottolinea il presidente dell'Inail, Franco Bettoni – sono necessarie azioni sinergiche, determinate e responsabili da parte di tutti gli attori istituzionali, le parti sociali, il mondo produttivo e la società civile. Proseguire nel cammino tracciato è irrinunciabile, ma non ancora sufficiente. Per fare della sicurezza una vera priorità sociale e attuare finalmente un deciso cambio di passo occorre richiedere a tutti un impegno straordinario e, soprattutto, prestare ascolto ai numerosi e autorevoli richiami del Capo dello Stato».



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