mercoledì 21 febbraio 2018
La “lezione” per aver usato una bombola gpl per scaldarsi. Vittima un immigrato romeno. Nei guai è finito un italiano, già denunciato per caporalato
Lavoratore legato e picchiato per aver rubato una bombola per scaldarsi
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Quando ha sentito la porta che si apriva ed i passi pesanti ha temuto che fossero ritornati per ucciderlo. Ma fortunatamente si è ritrovato davanti gli investigatori della squadra mobile di Ragusa che lo hanno salvato da un incubo durato quasi 36 ore. La colpa di un romeno di 35 anni, dipendente di un’azienda agricola di Vittoria, nel Ragusano, era stata quella di aver rubato una bombola di gpl per accendere una stufa e riscaldarsi dal freddo in quella struttura fatiscente nella quale si riposa quando non si trova al lavoro nei campi e nelle serre. Il suo titolare lo ha scoperto e lo ha colpito con il calcio di un fucile e con un bastone esplodendo un colpo a scopo intimidatorio. Lui, insieme a due connazionali di 20 e 24 anni, è riuscito a fuggire.

Ma quando il titolare dell’azienda lo ha trovato, per dargli una lezione lo avrebbe legato mani e piedi, appeso ad una trave e picchiato selvaggiamente per due ore con un bastone procurandogli fratture e lesioni in tutto il corpo. L’imprenditore, Rosario Dezio, 40 anni, consigliare comunale a Vittoria del gruppo “Nuove idee i democratici”, è stato fermato dalla polizia con l’accusa di lesioni gravi e denunciato per sequestro di persona. Il gip del Tribunale di Ragusa non ha convalidato il fermo ma ha disposto gli arresti domiciliari. Dezio, difeso dagli avvocati Russotto e Corbino, quando era stato fermato dagli agenti, guidati dal dirigente Antonino Ciavola, aveva ammesso di aver picchiato i romeni.

Davanti al gip avrebbe negato gli addebiti che gli sono stati rivolti e avrebbe invece spiegato di avere avuto una colluttazione solo con uno dei romeni, giustificata dal fatto che stesse rubando all’interno dell’azienda. Dezio è subentrato in consiglio comunale lo scorso mese di settembre dopo le dimissioni di Fabio Nicosia (a sua volta coinvolto in una vicenda giudiziaria). Due suoi parenti ed un altro dipendente che avrebbero partecipato alla ricerca e al pestaggio sono stati denunciati. L’azienda agricola dei fratelli Dezio era già stata controllata dalla squadra mobile la scorsa estate nell’ambito di un’operazione di contrasto al caporalato ed allo sfruttamento della manodopera ed erano scattate alcune denunce. Quando il romeno si è presentato al commissariato di Vittoria per denunciare le botte ricevute gli agenti non credevano alle sue parole.

Piano piano hanno ricostruito quanto accaduto: i due dipendenti per il forte freddo avevano deciso di rubare una bombola per riscaldarsi ma erano stati sorpresi dall’imprenditore. Uno dei lavoratori era riuscito a nascondersi, l’altro era stato brutalmente picchiato con il calcio di un fucile, pugni e colpi di bastone. Dezio avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco per terrorizzarlo e mentre ricaricava il fucile, il romeno era fuggito col compagno lungo le serre trovando rifugio da un connazionale in un casolare abbandonato. Ma il giorno dopo Dezio li avrebbe trovati: il ladro era stato chiuso all’interno di un garage, sequestrato per almeno due ore, legato e appeso ad una trave e picchiato con un bastone. Fratture e lesioni guaribili in 45 giorni.

A liberare la vittima sarebbe stato un familiare dell’imprenditore. «Purtroppo si conferma la presenza di atteggiamenti di sfruttamento nei confronti dei lavoratori. È un problema reale: se ne discute ma si fa fatica a superare», commenta Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa, in prima linea contro lo sfruttamento delle persone. «Da tre anni cerchiamo di stare vicino ai lavoratori con un presidio a Marina di Acate per permettere loro di uscire dall’isolamento: chi vive situazioni di disagio per le ore di lavoro in eccesso, perché non ha un regolare contratto di lavoro o è costretto a vivere in una condizione direi inumana dal punto di vista sanitario degli alloggi».

Leggio non ha dubbi: «Assistiamo a questi atti di efferata violenza nei confronti dei lavoratori e ci rendiamo conto che si vorrebbe tornare quasi ad una situazione di schiavitù. I lavoratori della nostra zona definiscono i loro datori di lavoro “padroni”. Siamo di fronte alla mancanza di rispetto dei diritti insindacabili di ogni persona umana». Caritas, grazie al supporto della Diocesi e di Caritas nazionale, porta avanti il progetto Presidio nonostante abbia subito anche un’intimidazione: «Nella struttura incontriamo i lavoratori e offriamo loro assistenza medica e sanitaria, consulenza legale e facciamo anche distribuzione di indumenti e coperte.

Poi c’è un’attività su strada per trovare situazioni di degrado e maltrattamento. Noi ci siamo ritrovati una persona che non si recava in ospedale ma nel suo piede era stato riversato un pesticida potentissimo. I nostri medici hanno evitato l’amputazione. Notiamo che c’è maggiore attenzione ma non basta: un anno fa abbiamo ricevuto una rivendicazione dopo che avevamo denunciato alcune situazioni di sfruttamento a Vittoria e ad Acate. E noi continuiamo a denunciare».

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