venerdì 7 gennaio 2011
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«La mancata estradizione di Cesare Battisti non aveva e non ha alcun appiglio giuridico. Certo, la politica in questi casi ha sempre l’ultima parola, ma la decisione non può mai essere assunta in violazione dei trattati internazionali, e questo vale anche per la decisione, sbagliata, di Lula». Antonio Laudati, attuale procuratore di Bari, è stato direttore generale della Giustizia penale al ministero di Via Arenula, il dipartimento che segue le procedure di estradizioni. E, avendo curato personalmente la richiesta per l’ex terrorista dei Pac, condivide ora le valutazioni che arrivano dal Brasile, che aprono nuovi spiragli a partire dal ricorso annunciato dalla Farnesina alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, chiamata a dirimere le controversie fra Stati membri dell’Onu.Perché è così ottimista?Perché la nostra richiesta ha dimostrato di reggere in tutte le sedi giuridiche, tenendo conto dei quattro procedimenti ultimati nel nostro Paese, della prima richiesta di estradizione già accolta dalla Francia (con pareri favorevoli del Consiglio di Stato francese e della Corte di Cassazione) cui vanno aggiunti i due pronunciamenti favorevoli dei tribunali brasiliani, l’ultima della Corte suprema. E senza trascurare la sentenza della Corte di Giustizia europea che il 12 dicembre del 2006 rigettò il ricorso di Battisti contro il via libera della Francia.Un pronunciamento richiamato anche da Napolitano nella lettera a Lula. Ma si riferiva al trattato europeo, mentre ora L’Aja dovrà decidere sul rispetto del trattato vigente fra Italia e Brasile...Ma il trattato internazionale sulle estradizioni risponde agli stessi principi giuridici del trattato europeo. Una pronuncia sfavorevole all’Italia dell’Aja dovrebbe in un colpo solo cancellare la migliore cultura giuridica europea. Quello che, in buona sostanza, ha fatto Lula.Ma in Brasile sottolineano che la procedura di estradizione si è conclusa così.Ed è vero. Perché a dispetto dei pronunciamenti della magistratura e della Commissione per i Rifugiati la decisione finale viene assunta sul piano politico con decreto e sia quello del ministro della Giustizia Genro che il secondo di Lula hanno deciso diversamente.Capitolo chiuso, allora, per il Brasile?Non credo proprio. Perché sull’estradizione non vale il principio giuridico ne bis in idem. E quindi la nuova presidenza non potrebbe non tener conto di un verdetto fra Stati sancito dalla Corte dell’Aja.Però in Brasile lamentano che da loro non vige l’ergastolo e c’è una lunga tradizione di accoglienza dei rifugiati politici.Tutte cose di cui abbiamo tenuto conto nella nostra richiesta. Che non fa riferimento ai reati "politici" come associazione sovversiva, ma ai reati commessi da criminale comune quale Battisti era prima della "conversione" in carcere. E anche sull’ergastolo, pur spiegando che ci sono forme di limitazione della pena di vario tipo a partire dalla buona condotta, ci siamo impegnati a rispettare le limitazioni che ci arriveranno dal Brasile. Mi creda, quella richiesta non offre appigli, anche la politica dovrà piegarsi alle ragioni del diritto.
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