sabato 5 aprile 2014
Nel quinto anniversario del sisma sono stati loro, piuttosto che i politici, i protagonisti della nottata di commemorazione con una presenza in massa alla fiaccolata. Papa Francesco li ha affiancati. "Sono passati esattamente 5 dal terremoto che ha colpito L'Aquila e il suo territorio. Preghiamo per le vittime", ha detto Francesco dopo la preghiera mariana in Piazza San Pietro.​
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Giornata di sole all'Aquila, domenica, dopo il freddo pungente della notte, proprio come il 6 aprile di cinque anni fa, giorno del tragico terremoto. In piazza Duomo - laprincipale di una città che da più parti si denuncia "spopolata" dopo il sima - tanta gente, soprattutto giovani. Nel quintoanniversario del sisma sono stati loro, piuttosto che i politici, i protagonisti della nottata di commemorazione con unapresenza in massa alla fiaccolata. Papa Francesco li ha affiancati. "Sono passati esattamente cinque anni dal terremotoche ha colpito L'Aquila e il suo territorio", ha detto il Pontefice ieri dopo la preghiera mariana in Piazza San Pietro. "Preghiamo per tutte le vittime - ha aggiunto - che vivano per sempre nella pace del Signore. E preghiamo per il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale". "In questo momento - ha proseguito - vogliamo unirci a quella comunità che ha tanto sofferto, che ancora soffre, lotta e spera, con tanta fiducia in Dio e nella Madonna".La comunità che soffre è, soprattutto, quella dei giovani cresciuti in questi cinque anni in una città che faticano a riconoscere. A testimoniarlo, la lettera che Alessia, 16 annioggi, ha mandato alla mamma su whatsapp. "Sono passati cinque anni e ancora non mi sento a casa, ho ancora paura, ancora sento quel boato immenso di quell'orribile mostro". "Cosa potevamo fare? Potevamo costruire case più sicure e magari non costruire su zone che si sono già rivelate non adatte alla costruzione di case. Potevamo evitare tutti quei morti? Io credo di sì". conclude Alessia.Non è un caso che la Fondazione "6 Aprile per la Vita" presieduta da Massimo Cinque - che nel sisma ha perso moglie e due figli - ha organizzato per ieri pomeriggio un incontro-dibattito con i giovani nell'Aula Magna "6 Aprile 2009" del liceo Classico "Cotugno" sul tema: "E se si potesse non morire di terremoto?". In apertura di lavori, l'intitolazionedegli spazi del liceo ai tre alunni dell'istituto vittime del sisma: la biblioteca a Filippo Maria Bruno, il laboratorio linguistico a Maria Paola Parisse, la palestra a Patrizia Fabaro. E non è un caso neanche che dall'Aquila, in questi giorni di lutto collettivo, giunga la richiesta dei genitori degli studenti scomparsi il 6 Aprile del 2009 per un "riconoscimento dello status di morti sul lavoro". "Chiediamo che sia obbligatorio, in tutte le scuole - ha dichiarato Sergio Bianchi, Presidente dell'Associazione Vittime UniversitarieSisma 6 Aprile 2009 e papà di Nicola, studente fuori sede che perse la vita a L'Aquila - il corso di protezione civile".   "Il lutto non è elaborabile se si rapporta al terremoto - ha detto il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, il pensiero va soprattutto ai ragazzi, e in questo senso anche alle due ragazze che due anni fa sono morte in un incidente stradale dopo la fiaccolata del 6 aprile".

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