sabato 20 luglio 2013
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Il più piccolo ha solo 11 anni. È scappato dalla Somalia e non ha nessuno che si prenda cura di lui. A Lampedusa scoppia nuovamente l'emergenza: il Centro di primo soccorso e accoglienza (Cpsa) è al collasso con 838 migranti accolti a fronte di una capienza di soli 250 posti. Un sovraffollamento carico di di tensioni, di cui fanno le spese soprattutti più piccoli. Costretti a dormire all'aperto, sulla nuda terra perché mancano le brandine per allestire un letto decente.«Ci sono 142 donne e 127 minori. Tra questi 33 sono accompagnati da uno o entrambi i genitori, mentre tutti gli altri sono approdati in Italia da soli - spiega Raffaela Milano, direttore programma Italia-EU di Save the Children -. Si tratta prevalentemente di adolescenti, ma vi sono anche 42 ragazzi più piccoli, di 14-15 anni».

Vengono da vari Paesi i bambini di Lampedusa: Eritrea, Somalia, Gambia, Etiopia, Siria, Nigeria, Guinea Bissau, Bangladesh e persino dall'Algeria. Tra loro anche cinque ragazze sole, la più piccola di 15 anni. «Lacondizione di precarietà e di sovraffollamento si fa sempre più difficile, non sono garantiti per i minori spazi di accoglienza dedicati e, in molti casi, i minori rischiano di essere coinvolti nelle conflittualità che sempre più frequentemente si  verificano all'interno del Centro - spiega Milano - Molti ragazzi sono costretti a dormire all'aperto per terra, senza brandine. Le condizioni igienico-sanitarie sono molto precarie con un numero di bagni e di docce del tutto insufficiente rispetto alle presenze».Save the Children chiede alle autorità competenti di procedere «al trasferimento immediato di tutti i minori soli presenti sull'isola di Lampedusa in comunità di accoglienza sul territorio nazionale. Il paradosso è chequeste strutture esistono e sono disponibili, ma i ragazzi non possono accedervi e restano bloccati sull'isola in una specie di limbo burocratico», spiega Raffaella Milano.

Una situazione che non riguarda solo Lampedusa, ma tutta la Sicilia, dove complessivamente sono in attesa di collocazione 326 minori stranieri non accompagnati. La situazione più critica si registra in provincia di Siracusa nel centro Umberto I, dove 127 minori sono ospitati assieme ad altri adulti, per un totale di 283 persone in condizioni di accoglienza e di promiscuità inaccettabili.Il sindaco Nicolini scrive alle madri dei tunisini dispersi«Carissime donne, come sindaco di Lampedusa, l'isola che salva la vita a tante persone costrette ai viaggi della speranza e che ha pietà dei corpi restituiti dal mare, sento il dovere di raccogliere la vostra richiesta di verità e di darvi il mio piccolo aiuto, piccolo quanto sono piccole le mie Isole. Spero di potervi accompagnare ancora e di esservi sorella in questo cammino». Inizia così la lettera che il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha inviato alle madri tunisine alla ricerca dei loro figli dispersi tra il settembre del 2010 e il settembre del 2013. Una lettera per confermare la propria vicinanza e il proprio appoggio a una battaglia tenace e giusta: quella per conoscere la verità sulla sorte dei loro famigliari dispersi sulla rotta dell'Europa.

L'appello delle madri e delle famiglie tunisine, insieme al dossier in cui hanno raccolto i dati sul viaggio dei loro cari, con date, luoghi, incontri, telefonate, tracce che fanno sperare che siano sopravvissuti e approdati in Italia, è stato inviato dal sindaco Nicolini a Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica, ai ministri dell'Interno Alfano e degli Esteri Bonino, infine all'Unione europea.
A loro si chiede di verificare puntualmente, attraverso tutti gli strumenti disponibili, che non ci siano stati naufragi di cui non si sia venuti a conoscenza e l'apertura di un'inchiesta che permetta di confrontare il dna dei naufraghi deceduti con quello dei famigliari in Tunisia che stanno cercando migranti scomparsi.«Il dolore di queste donne deve essere preso sul serio - dichiara Giusi Nicolini - Sono donne che, con la loro tenacia, la loro forza e la loro ricerca di verità, danno dignità a persone che altrimenti per noi non sarebbero mai esistite. Uomini inghiottiti dal mare, uomini forse approdati sulle coste del nostro Paese, ma poi scomparsi nel nulla, divenuti fantasmi»..
«Persino una verità drammatica può confortare chi ha visto partire e scomparire il proprio figlio, marito, fratello. Il silenzio è l'unica risposta che non possiamo permetterci»,

 

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