giovedì 7 luglio 2016
«Reperti» è il tema della mostra che raccoglie fotografie, lettere, documenti, oggetti personali appartenuti alle 368 vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013: quel che resta delle vite spezzate in mare conservato al Museo di Lampedusa. Per non dimenticare, per chiedere l'apertura di canali di accesso sicuro all'Europa.
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Fotografie, lettere, documenti, oggetti personali delle 368 vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 che per la prima volta ha mostrato al mondo la forma della morte nel mare saranno in mostra al Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo di Lampedusa, accanto alle opere del Bardo di Tunisi e all’Eros dormiente dipinto da Caravaggio, mentre era rifugiato a Malta in cerca di protezione da una condanna morte. Quest'ultima un’opera di straordinaria attualità che richiama subito la fotografia del piccolo Aylan adagiato su una spiaggia turca e che riporta immediatamente l'attenzione alle vite che si spezzano in mare. 

Affidati al Comune di Lampedusa ed al Comitato 3 ottobre dalla Corte d'Appello di Palermo e i reperti delle 368 vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 vengono esposti nel Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo di Lampedusa. Per non dimenticare, per chiedere l'apertura di canali di accesso sicuro all'Europa. «Il museo ora è completo, afferma Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa. I reperti del 3 ottobre aiuteranno l'esercizio di memoria attraverso l'arte che abbiamo voluto mettere in moto e che in questi giorni in cui in Italia il razzismo uccide, si rivela ancor più necessario».

I reperti assieme ai disegni di Adal delle torture subite in Eritrea, agli oggetti personali delle vittime del naufragio raccontato in Fuocoammare, ai disegni di Sherazade la bimba siriana del campo di Idomeni, esposti nel museo sono strumenti, aggiunge Nicolini, «per rilanciare la necessità di proteggere le persone e non i confini e l'esigenza di canali di accesso sicuro all'Europa per fermare la strage nel Mediterraneo».

Dal reale al virtuale. Al Museo di Lampedusa arriva un altro strumento per prendere coscienza della realtà delle persone in fuga: la #Milionidipassi Experience, il tour virtuale di Medici Senza Frontiere che grazie a speciali visori a 360 gradi consentirà ai visitatori di vivere, oltre che conoscere, i drammatici viaggi terramare dalla Siria verso Grecia e Balcani o le inumane condizioni di vita nei campi profughi africani, per rilanciare l'appello che sia garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita. Guarda il video sul tour virtuale di Medici Senza Frontiere

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«Vogliamo immergere le persone comuni nella vita di chi fugge, di chi ha rischiato la vita di suo figlio su un barcone perchè era l'unico modo per dargli un futuro, di chi ha intrapreso viaggi disperati perchè semplicemente non aveva altra scelta», dice Valentina Mazzeo, operatrice umanitaria che ha lavorato a bordo della nave di Msf Bourbon Argos.
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