lunedì 26 gennaio 2009
Continua lo sciopero della fame di 16 delle 78 donne nordafricane sistemate nel nuovo centro di espulsione. Stanotte rintracciati 8 clandestini che non erano rientrati nel cpa. Domani Maroni a Tunisi per l'accordo sul rientro di 1200 immigrati nel Paese.
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Resta alta la tensione a Lampedusa, sia tra gli immigrati sia tra i residenti, dopo la clamorosa fuga in massa dal centro di accoglienza di sabato scorso. Continua lo sciopero della fame di 16 delle 78 donne nordafricane - 12 tunisine e 4 marocchine - che da ieri sera, nel nuovo centro di identificazione ed espulsione attrezzato nell'ex base Loran della marina militare, protestano in questo modo contro il rimpatrio considerato imminente. Timori che fanno temere una nuova rivolta nel cpa. Tanto che sono state rafforzate le misure di sicurezza per evitare ulteriori intemperanze dei 1318 ospiti della struttura: da ieri due camionette della polizia non perdono d'occhio il centro. Mentre si sta accertando se vi siano fuori altri fuggiaschi dopo che nella notte i carabinieri hanno rintracciato 8 immigrati che si erano nascosti in case disabitate e che di tornare indietro non ne volevano sapere, dicendosi pronti a tutto. Secondo i militari fuori non ce ne sarebbero più. Ma il clima resta caldo in vista della missione di domani del ministro dell'Interno Maroni a Tunisi, per incassare il via libera definitivo all'accordo che avrà come effetto immediato il rientro nel Paese nordafricano di 1200 tunisini. Sempre domani scatterà nell'isola un altro sciopero generale contro la politica del Viminale che fa di Lampedusa l'unica "stazione di arrivo" dei migranti in attesa del loro rimpatrio, prolungando così il tempo di permanenza nell'isola, con la realizzazione del nuovo Cie.
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