sabato 25 luglio 2020
Su invito di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e oggi europarlamentare, Unicoop Firenze ha lanciato una raccolta fondi di due mesi trovare i 30mila euro necessari per salvare il monumento
La Porta d'Europa, opera dell'artista Mimmo Paladino a Lampedusa

La Porta d'Europa, opera dell'artista Mimmo Paladino a Lampedusa - Ansa

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E' l’inizio dell’Europa, un simbolo spirituale, di speranza e di memoria. Per i disperati che arrivano dall’Africa rappresenta l’ingresso nella terra promessa, quell’Unione europea che si è chiusa come una fortezza. Ma è anche un monumento potentissimo alla memoria delle decine di migliaia di morti affogati, uomini donne e bambini africani e asiatici, in questi ultimi 20 anni. Quando lo scultore Mimmo Palladino, accogliendo un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori e dell’associazione milanese Amani realizzò 12 anni fa a Lampedusa la 'Porta d’Europa', alta quasi cinque metri e larga tre, pensava a un’opera fatta con materiali – ceramica refrattaria e ferro zincato – poco resistenti al mare e al vento e che si decomponesse. Perché l’artista credeva che in pochi anni il problema migratorio venisse risolto dalla politica e il monumento dovesse sparire. Invece la 'Porta d’Europa' porta addosso i segni del tempo e dei drammi che si succedono quotidianamente nel Mediterraneo e oggi ha bisogno di un intervento di restauro.

Per questo, su invito di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e oggi europarlamentare, Unicoop Firenze ha lanciato una raccolta fondi di due mesi trovare i 30mila euro necessari per salvare il monumento in vista del 3 ottobre, settimo anniversario del naufragio che costò la vita a 368 migranti nel mare davanti all’isola siciliana. Che ha accolto in questi anni 350mila persone e continua ad accoglierle nonostante l’emergenza e nonostante il centro di Contrada Imbriacola sia in queste ore al collasso. Per Bartolo «restaurare oggi la Porta d’Europa significa battersi contro un’Europa fatta di indifferenza e rimettere al centro i valori di solidarietà e accoglienza per cui è nata». Perché è diventata, piaccia o no, uno dei simboli dell’isola. Ai primi di giugno il monumento è stato provocatoriamente impacchettato da ignoti, come un pacco da spedire. Un gesto che il sindaco Totò Martello ha definito con ragione 'sfregio'. «I lampedusani si portano dietro, tutti, la forza di essere stati pescatori. Per il codice internazionale della navigazione, chi ha bisogno deve essere aiutato. In mare non si chiedono i documenti prima di decidere se e chi deve essere salvato» ha ribadito orgogliosamente Martello.

Il senso di questa opera, a dodici anni dalla sua inaugurazione, resta di carattere puramente spirituale. Lo sostiene Gian Marco Elia, presidente di Amani, uno dei due ideatori. «Questo monumento italiano invita tutti gli europei alla meditazione e a non ignorare la drammatica realtà». Per questo l’altro ideatore della Porta, Arnoldo Mosca Mondadori – che oggi presiede la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e che sosterrà la raccolta fondi perché il restauro sia finito per il 3 ottobre – ha lanciato una proposta subito accolta da Palladino. Sulla porta c’era infatti uno specchio, che è venuto meno per le intemperie. Per l’editore milanese è importante che vi sia ricollocato, ma ad altezza d’uomo. Perché chi va alla Porta, anche chi continua a disprezzare i migranti e a strumentalizzare questi drammi, possa rivedere bene la propria immagine nel simbolo dell’accoglienza e dell’immigrazione. Tutti possono contribuire, sia online con donazioni sul sito Eppela, sia fisicamente recandosi a fare la spesa nei supermercati Coop di Firenze.

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