venerdì 30 ottobre 2020
Il ministro dell'Interno controbatte agli attacchi del centrodestra sul transito per l'Italia dell'attentatore di Nizza: «Baste polemiche»
Lamorgese: basta polemiche da chi ha alimentato insicurezza
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«È il momento di fermarci con queste polemiche, responsabilità non ce ne sono da parte nostra». A metà mattinata, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese rompe l’abituale riserbo e decide di replicare, parlando dal Viminale, al fuoco di fila che da ieri le scaricano addosso i partiti di centrodestra, chiedendone le dimissioni per una presunta “responsabilità morale” sua e del premier Giuseppe Conte nella vicenda del transito per l’Italia del tunisino autore dell’attacco terroristico a Nizza. «In passato devo dire che casi analoghi purtroppo si sono verificati – controbatte Lamorgese -. E allora mi chiedo come mai le forze di opposizione, che oggi si sono scusate con la Francia a cui io manifesto tutta la mia solidarietà, come mai non hanno ritenuto di scusarsi in quei casi gravi che si sono verificati. E parlo degli attentati alla metropolitana di Londra, London Bridge nel 2017 e l'attentato sulla Rambla di Barcellona del 17 agosto 2017». Questo, dice il ministro a Skytg24, "è il momento di fermarci, essere vicini al popolo francese ed essere vicini all'Europa, perché questo è un attacco all'Europa. E Lampedusa, in Italia, è la porta dell'Europa".

Nessuna segnalazione dalla Tunisia
Sul caso di Brahim Aoussaoui, il tunisino che ha ucciso tre persone nella cattedrale di Nizza al grido di "Allah u akbar", i dati del Viminale confermano come fosse arrivato a Lampedusa su un barchino il 20 settembre e poi, dopo la quarantena sulla nave Rhapsody, il 9 ottobre aveva ricevuto un decreto di respingimento di prefetto e questore a Bari, ma si era invece mosso verso la Francia, dove poi ha colpito ieri. "Non era stato segnalato né dalle autorità tunisine né dall'intelligence - ricostruisce il ministro degliInterni -. Era entrato il 20 settembre e il 9 ottobre è stato spiccato un ordine di respingimento con obbligo di lasciare il territorio nazionale".

"I decreti insicurezza"
Probabilmente stanca di subire il cannoneggiamento polemico della Lega, il ministro ribatte per le rime: "Si parla delle nostre modifiche al decreto sicurezza ma quei decreti anziché creare sicurezza hanno creato insicurezza perché 20 mila persone sono dovute uscire dall'accoglienza da un giorno all'altro", afferma Lamorgese, "noi abbiamo cercato di tenere presente le esigenze di sicurezza del Paese, non disperdendo tutti sul territorio nazionale, facendo dei progetti mirati e affinché restassero sotto i radar delle forze di polizia".

Salvini: "Siete senza vergogna"
Non appena le considerazioni di Lamorgese rimbalzano nei siti web e nelle agenzie di stampa, il leader della Lega replica con un tweet affilato: "Senza parole - scrive -, con i porti aperti sbarca a #Lampedusa un terrorista islamico, identificato a Bari ma lasciato libero di fuggire a #Nizza a sgozzare e decapitare e secondo il ministro dell’Interno è colpa mia!!! Siete senza vergogna". Sempre Salvini, in mattinata, era tornato ad attaccare il Viminale sul nodo immigrazione: «Record di sbarchi (27.190 nel 2020 controi 9.533 dello stesso periodo di un anno fa), piazze in rivolta e ora perfino un killer tunisino sbarcato a Lampedusa e lasciato tranquillamente scappare in Francia a uccidere e sgozzare. Nel mezzo, la cancellazione dei Decreti Sicurezza per aprire porti eportafogli. Cosa deve succedere ancora? Il Viminale è allo sbando, Lamorgese si dimetta». Gli altri partiti di centrodestra, Fdi e Forza Italia, ieri hanno chiesto al premier e al ministro di riferire in Parlamento sulla vicenda.

Il Copasir ascolterà Lamorgese e Gabrielli
Nei prossimi giorni il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ascolterà sia il ministro dell'Interno che il capo della Polizia Franco Gabrielli. L'audizione, sottolinea il presidentedel Copasir Raffaele Volpi (Lega), sarà dedicata "alla vicenda del cittadino tunisino che, transitato dall'Italia, ha poi compiuto il sanguinoso attentato in Francia" e sugli scontri di piazza che si sono verificate in diverse città italiane durante le proteste controil Dpcm.

La circolare del capo della Polizia
Da ieri intanto c'è la massima attenzione sugli obiettivi francesi in Italia e allerta per il personale delle forze di polizia impegnate sul territorio. Lo prevede una circolare del capo della Polizia Franco Gabrielli inviata a prefetti e questori dopo l'attentato a Nizza, analizzato durante una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) nel corso della quale l'intelligence ha segnalato la necessità di rafforzare le misure di sicurezza in prossimità delle sedi istituzionali francesi. Al momento, spiegano ambienti del Viminale, su questi obiettivi c'è già il massimo livello di protezione (con una vigilanza fissa dei militari e una "dinamica" delle forze di polizia). Tuttavia, il dispositivo di protezione potrebbe comunque essere rimodulato nelle prossime ore. Nella circolare si invitano prefetti e questori a sensibilizzare le forze in campo affinché monitorino con particolare attenzione le sedi di rappresentanza della Francia ma, anche, tutti gli altri obiettivi sensibili e potenzialmente esposti a rischio: dalle sedi di governo a quelle istituzionali fino a obiettivi religiosi e diplomatici. Alle autorità di pubblica sicurezza sul territorio si chiede anche di potenziare il monitoraggio di tutti gli ambienti a rischio e di attivare tutte le reti informative.

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