giovedì 29 ottobre 2020
Nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, il focus sulle tensioni di piazza dell’ultima settimana. Esclusa una regia unica, si guarda a ultras e antagonisti di estrema destra e sinistra
Scontri tra dimostranti e polizia nei giorni scorsi a Milano

Scontri tra dimostranti e polizia nei giorni scorsi a Milano - Ansa

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«In base alle indagini delle forze di polizia, non ci sono evidenze di una strategia unica nazionale », ma si tratta di «singoli episodi a livello territoriale». È quasi sera quando, in un’informativa urgente nell’Aula del Senato, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese allontana l’ipotesi che vi possa essere una regia unica dietro ai disordini avvenuti in diverse città italiane nel corso di proteste contro le restrizioni per limitare il numero di contagi da Covid-19.

Lamorgese riferisce una parte delle valutazioni effettuate nella riunione mattutina al Viminale del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, alla quale hanno partecipato il vice ministro Matteo Mauri e i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence. In base alla loro disamina, gli scontri di questi giorni nelle piazze sarebbero riconducibili a gruppetti di 'professionisti della violenza': antagonisti di estrema destra e di sinistra, ultras e elementi legati alla criminalità: «Accanto alle civili proteste dei cittadini, abbiamo assistito a inqualificabili episodi di violenza e guerriglia urbana.

Si è trattato di episodi che hanno trovato soltanto occasionale pretesto nel malcontento – argomenta Lamorgese –. Tutti gli episodi hanno visto all’opera soggetti che nulla hanno a che fare con le categorie interessate dalle misure del governo». In ogni caso, considera il ministro, «l’epidemia sta assumendo una valenza totalizzante con riflessi inevitabili anche sul profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica».

Adunate via social. La situazione nel Paese viene «seguita con la massima attenzione», assicura il ministro. Secondo le prime risultanze investigative, le proteste hanno una forte caratterizzazione territoriale e si diffondono estemporaneamente attraverso i social network. A Milano, ricostruisce il ministro, gli scontri del 26 ottobre sono da addebitare a «400 persone, tra cui appartenenti all’area anarco-antagonista milanese e un folto gruppo di giovani », nonché a soggetti del «mondo del lavoro autonomo». E fra i 28 denunciati per gli scontri «13 sono minorenni». A Roma invece, i denunciati per i disordini dell’altra sera in centro sono 16 (8 dei quali collegabili, compresi alcuni minorenni, all’estrema destra di Forza nuova e a frange ultras della Roma).

Dissenso bifronte. Ieri, in diverse città le proteste sono proseguite, mostrando ancora due facce: una pacifica di commercianti, imprenditori e ristoratori; l’altra violenta di gruppetti di facinorosi. Sul primo versante, si contano un sit-in a Venezia degli operatori dei pubblici esercizi; i caroselli dei taxi in centro a Firenze; una protesta silenziosa dei ristoratori in piazza a Bergamo; le tavole apparecchiate ai piedi del monumento ai Caduti ad Ancona. Sul secondo, si è registrato qualche incidente, con due fermati a Palermo, dove alcuni antagonisti dei centri sociali hanno lanciato petardi e bottiglie contro le forze dell’ordine, ferendo un operatore di Mediaset e danneggiando fioriere e panchine. E fa discutere un episodio avvenuto a Parma dove un poliziotto, dopo aver fermato un uomo che stava scagliandosi contro una vetrina, gli ha sferrato un calcio al volto. Il video è diventato subito virale sui social e ora potrebbe costare all’autore del gesto la sospensione dal servizio. Scontri in serata anche a Verona.

«Ascolto costante del disagio». In Senato, la titolare del Viminale ha ribadito come il governo tenga in debito conto le sofferenze del Paese: «Siamo consapevoli delle difficoltà che le misure emergenziali, sia governative che delle regioni, hanno determinato per gli italiani, soprattutto per alcune categorie – ha detto –. Il governo è in costante ascolto delle voci di disagio». L’intento dell’esecutivo resta quello di «tenere insieme il Paese e respingere ogni tentativo di aizzare la protesta e di alimentare derive ribellistiche ».

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