martedì 18 gennaio 2022
Dopo i nove attentati in due settimane, la ministra annuncia più poliziotti. La vedova della vittima dell’agguato mafioso a San Marco in Lamis: adesso aiutate questo territorio a rinascere
La ministra Lamorgese a Foggia

La ministra Lamorgese a Foggia - Ansa

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«Ho fiducia nelle istituzioni, devo avere fiducia. Vi prego, aiutate questo territorio a rinascere». È l’accorato appello di Arcangela Petrucci, moglie di Luigi Luciani, ucciso col fratello Aurelio il 9 agosto 2017, agricoltori, vittime innocenti per aver assistito ad un agguato di mafia nelle campagne di San Marco in Lamis. Davanti a lei, nella grande sala della Prefettura di Foggia ci sono i vertici nazionali e locali della magistratura antimafia e delle forze dell’ordine, e la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che le risponde convinta. «Lo Stato c’è e ci sarà. Ci siamo con le nostre divise. Dobbiamo aiutare a denunciare. Dobbiamo vincere questa partita, e sicuramente la vinceremo».

È la fine di una mattinata intensa, «una giornata memorabile per Foggia, la mafia ne sentirà le conseguenze», l’ha definita il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. Prima la riunione del Comitato provinciale straordinario per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dopo i nove attentati che hanno colpito gli imprenditori di Foggia e San Severo dall’inizio dell’anno, «una sfida allo Stato», li ha definiti il procuratore nazionale antimafia. Poi, strettamente legata, la presentazione della nuova associazione antiracket foggiana, intitolata proprio ai due fratelli Luciani. «La paura non deve condizionarci, la denuncia non può che rendere più lieve la vita di una persona».

È stato l’invito a ribellarsi alle mafie della ministra, annunciando la decisione di «potenziare gli interventi strutturali» che possano «garantire un’efficace risposta a fenomenologie criminali di questo territorio».

La responsabile del Viminale espone alcuni dati: 400 misure cautelari, sequestri di beni per 30 milioni di euro, 13 interdittive antimafia nel 2021. I numeri relativi ai reati del 2021 in Capitanata segnano un meno 0,9% rispetto al 2020. Rilevanti quelli di usura con un +33% in tutta la provincia ma un solo caso a Foggia. Sul fronte delle estorsioni si registra, invece, un -30,8%, ma i numeri restano alti con 110 casi rispetto ai 159 del 2020. «Ma questa diminuzione non corrisponde alla percezione dei cittadini e agli ultimi attentati» dice la ministra. Saranno così inviati 50 poliziotti, e potenziati sia il reparto prevenzione crimini che i gruppi specializzati. Stanziati 80 milioni per i sistemi di videosorveglianza ad alta definizione. E trovata la sede per la presenza della Dda a Foggia. Mentre sul tema della riapertura di tribunali, oltre a quello di Foggia, ricorda che «viviamo scelte del 2012, quando si diceva che bisognava tagliare. Ora quelle scelte saranno riviste sulla base di nuove esigenze».

Particolare attenzione a San Severo. «Entro il 2022 quello della nostra città sarà elevato a commissariato di primo dirigente, ci saranno nuovi mezzi e nuovi uomini», ha annunciato il sindaco Francesco Miglio al termine di un incontro con la Lamorgese in videoconferenza, a causa del Covid. Miglio ricorda che «già nelle prossime settimane» è previsto «l’utilizzo di un’aliquota importante di poliziotti, carabinieri e militari per vigilare il territorio comunale soprattutto nelle fasce orarie notturne, quelle preferite dai delinquenti».

È poi seguita la presentazione dell’associazione antiracket. «Oggi a Foggia è un punto di non ritorno – ha sottolineato il presidente onorario della Federazione antiracket italiana, Tano Grasso –. L’associazione nasce col convinto sostegno di tutte le istituzioni. Ci abbiamo messo due anni ma siamo riusciti a mettere insieme un gruppo di imprenditori».


Nasce la nuova associazione antiracket foggiana,
intitolata ai due fratelli Luciani,
morti per aver assistito a un omicidio.
De Raho: dalla criminalità una sfida allo Stato.
Misure ad hoc per San Severo


Come Alessandro Zito, che dell’associazione è il presidente. «Il nostro obiettivo è convincerne altri che denunciare conviene. Siamo pronti a incontrarli, ad ascoltarli a difenderli. Solo così sarà possibile scardinare la mafia dalla nostra città». Quanto sia urgente questo intervento lo sottolinea il commissario straordinario antiracket, Giovanna Cagliostro ricordando come la Puglia dopo la Campania sia la seconda regione per richieste di accesso al fondo per le vittime di racket e usura, ma con «un trend preoccupante nel Foggiano dove le istanze sono passate da 56 del 2020 a solo 7 del 2021». Per questo, aggiunge, «è necessario costituire le associazioni per far sentire alle vittime che non sono sole». Ora a Foggia finalmente si parte grazie a «un lavoro di squadra – come lo definisce il procuratore di Bari, Roberto Rossi –. Perché solo quando le istituzioni sono insieme si ottengono risultati».

Ne è convinta Daniela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera e figlia di Francesco Marcone, il direttore dell’Ufficio del registro ucciso a Foggia nel 1995. «Ci sono stati anni di silenzio e solitudine. Oggi c’è qualcosa di importante, qualcosa sta cambiando. Si torna a percepire lo Stato come comunità. Oggi abbiamo questa opportunità, non possiamo perderla».

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