venerdì 19 febbraio 2010
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Da sempre il volto rassicurante del governo-Berlusconi, Gianni Letta non ci sta a essere inserito nella gogna mediatica dell’inchiesta di Firenze. Specie quando si parla della sua regione e di quel terremoto dell’Aquila, per cui ha versato le sue lacrime. Sincere, scrive alla presidente della provincia Stefania Pezzopane. Una lettera accorata per chiamarsi fuori - con tanto di spiegazioni e dettagli - dalle insinuazioni di un coinvolgimento con i corrotti sotto inchiesta. L’uomo-ombra del premier, pronto a raddrizzare l’immagine del capo del governo dopo le svariatre gaffes, il ponte diplomatico dell’esecutivo, questa volta scende in campo con forza. Non gli bastano gli attestati di stima di Silvio Berlusconi, che si dice ancora una volta pronto a candidarlo per il Quirinale. Letta guarda all’oggi e replica prontamente, in prima persona, alle domande che gli arrivano dalla città terremotata.«Penso anch’io con orrore, come Lei disse qualche giorno fa a L’Aquila, a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari», scrive a Pezzopane. «Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari! Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, faremo in modo che si ricreda!».E per far ricredere quanti sono pronti a mettere la croce addosso al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è lo stesso Letta a spiegare. «Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me, come tutti quelli che nei giorni del terremoto hanno sentito lacerarsi qualcosa dentro e hanno perso per un bel pezzo la capacità di sorridere e, ancor più, di ridere». I fatti contestati sono estremamente gravi, ammette, anche se, dice alla presidente della provincia, «non le nascondo la preoccupazione che questa vicenda sia deflagrata proprio nel corso di un periodo particolare, che certamente rischia di appannare la serenità del dibattito che pure è giusto intorno a vicende così drammatiche».Dunque Letta ricostruisce dettagliatamente i fatti, con la «ricognizione» che, spiega, fece eseguire sulle imprese che hanno ottenuto l’appalto per la ricostruzione dell’Aquila. E da questa ricognizione risulta che «con riferimento ai sospetti coinvolgimenti di imprese attive per i lavori del G8 alla Maddalena, cui ha dato risalto in questi giorni la stampa, si conferma che nessuna delle imprese che ha avuto incarichi nei predetti lavori è intervenuta per i lavori assegnati a cura del Dipartimento della Protezione Civile all’Aquila». Ancora più nel dettaglio, Letta parla dell’«impresa Baldissini-Tognozzi-Pontello Costruzioni Generali spa», la Btp, «citata dalla stampa in questi giorni per il suo coinvolgimento in lavori eseguiti a Firenze, non alla Maddalena», ebbene, dice, avrebbe «partecipato ad una sola gara comunitaria» per «la scuola secondaria di primo grado "Carducci"». E va avanti, il sottosegretario, nella spiegazione meticolosa degli interventi sostenuti fin qui, sempre caratterizzati dal «rigore». Con il documento, insomma, il braccio destro del premier consegna a Pezzopane il resoconto, insieme con la difesa dell’operato della Protezione civile.Una mossa che Letta ritiene necessaria, ma che non sarebbe stata tale, secondo il premier. A tavola, nel pranzo con i vertici del Pdl, Berlusconi si sfoga: «Non posso accettare che un servitore dello Stato come Letta finisca in un tritacarne incivile». Di certo, dice poi, «Letta non si tocca», perché, «se c’è qualcuno di veramente straordinario sul piano dell’operosità, qualcuno che opera per il bene comune è proprio il dottor Letta».Ma quanto alla ipotetica conquista del Colle, sono Bersani e Di Pietro a frenare. «Ne abbiamo uno splendido, ci va bene quello che c’è», replica il leader del Pd.
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