venerdì 17 luglio 2015
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Nino ha settantasette anni e mezzo ed è contadino "da quando sono nato". Ha la voce rotta: "Gli ulivi ci chiedono di vivere, ci dicono voi aiutate noi e noi aiuteremo voi”. Perciò le lacrime. La rabbia. Il dolore. E in mano le fiaccole. Perciò in tanti sono scesi in piazza a difendere "la nostra storia, la nostra cultura, la nostra economia", dopo il taglio di quarantacinque ulivi (alcuni secolari) a Oria dieci giorni fa. Pacificamente, mettendo sulla testa coroncine di fronde d’ulivo, marciando dalla piazza del Comune del piccolo centro brindisino fino alla campagna dove quegli ulivi sono stati segati. Perché, si presume senza certezze scientifiche, anzi, infettati da Xylella. E se domattina qui tornassero le motoseghe? "Mi metterei davanti, anche a costo di subìre provvedimenti drastici", avvisa il sindaco, Cosimo Ferretti. Perché, "senza certezze scientifiche, hanno voluto usarci come cavie per mostrare all’Ue che stanno facendo qualcosa".
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