giovedì 22 dicembre 2016
Ha 18 mesi e una grave patologia neuromuscolare. Adesso è in affido congiunto a due coppie. «Trasmetterle amore sta dando risultati insperati»
(Reuters)

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Maria non ha ancora diciotto mesi e in questa sua brevissima vita ha vissuto sempre e solo in ospedale. Eppure questo Natale per lei sarà diverso. È gravemente ammalata dalla nascita, le sono state diagnosticate patologie per le quali la prognosi era, come si dice in gergo clinico, 'infausta'. Non doveva esserci alcuna speranza. Invece, per lei si è concretizzato un piccolo miracolo. I genitori di Maria sono giovanissimi e italiani, originari dei Balcani. La piccola, per gli strani misteri della vita, è venuta alla luce in un ospedale del nord Europa, dove la coppia si trovava.

Le proibitive condizioni della bimba hanno tuttavia costretto la coppia a rientrare in Italia, in una città dell’Italia centrale. I genitori non se la sono sentita di accudirla e l’hanno lasciata in un ospedale specializzato. Il destino di Maria sembrava segnato, a detta degli stessi sanitari che l’hanno presa in cura. C’erano difficoltà ovunque: nel mangiare, nel muoversi. La bimba non aveva alcun grado di autonomia ed era impensabile anche solo lasciare l’ospedale. Ricoverata in rianimazione per una grave patologia neuromuscolare non diagnosticata, solo dopo sei mesi è stata trasferita in pediatria. Non è tuttavia in grado di lasciare la struttura sanitaria. Per andare dove, poi, dal momento che la sua famiglia non era in grado di accoglierla? Si è tentata la strada dell’adozione, ma non si è rivelata praticabile: nessuna delle coppie contattate se l’è sentita di farsene carico. Maria era considerata un caso proibitivo. Il Tribunale dei minori ha tentato così la carta dell’affido ed è stato a questo punto che è scattato quello che oggi potremmo definire un piccolo 'miracolo'.

Un doppio 'miracolo', per la verità. Tramite i servizi sociali, infatti, nel giro di poche settimane due coppie si sono interessate al destino della piccola, con un’attenzione e una serietà tali da convincere il tribunale a formalizzare un affido congiunto, indispensabile per poter far fronte al carico di assistenza richiesto. I quattro genitori affidatari hanno affiancato gli infermieri per apprendere le tecniche necessarie alle cure oltre che per instaurare un rapporto significativo con la bimba, colmandola di tutte le attenzioni necessarie. Un carico di amore che ha determinato il secondo 'miracolo'. Una bambina che sembrava destinata ad un futuro incerto all’interno di una struttura sanitaria, ha invece ricominciato a vivere, a ritrovarsi, ad instaurare una relazione emotiva di attaccamento con progressi di ripresa che lasciano sorpresi gli stessi sanitari. Carlo è uno dei quattro genitori affidatari e vive questa esperienza come un grande dono. «Non è – spiega – la nostra prima esperienza di affido. Ne abbiamo vissuta un’altra, con un ragazzo adolescente. Ci siamo trovati di fronte ad una vicenda umana che metteva a dura prova le nostre convinzioni. Si trattava di una esperienza importante e noi ci siamo lasciati trascinare dalla determinazione dell’altra coppia, che non conoscevamo e che ha rivelato capacità straordinarie, tutti elementi che ci hanno incoraggiati a tentare, ad affiancarci a loro».

Ne è venuta fuori una storia entusiasmante. «Vedere come l’energia che abbiamo cercato di trasmetterle, tutti insieme, si sia, nel corso dei giorni e delle settimane, tradotta in piccoli, grandi risultati. Vedere oggi Maria abbozzare i primi passi davvero non ha prezzo». Questa esperienza di fatto racconta anche ciò che è ancora in grado di fare la sanità pubblica: questa bimba è stata di fatto 'adottata' pure dai medici e dal personale sanitario dei due reparti, rianimazione e pediatria. Ed è davvero commovente vedere medici e infermieri di rianimazione, terminato il loro turno, fermarsi, prima di andare a casa, per salutare Maria, una bimba abbandonata che ha trovato non due, ma tante famiglie. Un bel regalo in queste festività, sperando che da oggi per Maria possa essere ogni giorno Natale.

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