giovedì 31 marzo 2016
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«Serve una solidarietà globale per risolvere la crisi dei rifugiati». Il segretario dell’Onu Ban Ki-moon chiede maggior impegno di tutti per superare quella che è «la più grave crisi di rifugiati e di sfollati dei nostri tempi». All’apertura della Conferenza di Alto livello organizzata dall’ Acnur (l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati) sui rifugiati siriani che si è svolta ieri a Ginevra il segretario del Palazzo di vetro lancia l’appello ed esorta i Paesi ad accogliere di più. L’Onu stima che siano almeno 250mila le persone che hanno perso la vita nel conflitto siriano e circa 5 milioni i rifugiati all’estero, la maggior parte dei quali attualmente in Turchia, Libano, Giordania e Iraq. Per questi che si trovano nei Paesi vicino alla Siria, l’obiettivo delle Nazioni unite è reinsediarne almeno il 10% in altri Paesi entro il 2018. «Oggi chiedo ai paesi di agire con solidarietà impegnandosi in percorsi nuovi e aggiuntivi per l’ammissione di rifugiati siriani», ha detto Ban-Ki-moon ai rappresentanti di un centinaio di Paesi riuniti in Svizzera. «Si tratta di 480 mila persone, un numero relativamente piccolo, se paragonato ai milioni di rifugiati siriani ospitati da Turchia, Libano e Giordania». La proposta dell’Acnur prevede percorsi alter- nativi e meccanismi flessibili per l’ammissione dei rifugiati: dai reinsediamenti alla riunificazione familiare, dalle borse studio ai visti per ragioni mediche. «Non possiamo rispondere alle crisi dei rifugiati chiudendo le porte ed erigendo barriere – ha aggiunto l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi – Non possiamo lasciare il peso maggiore sulle spalle dei Paesi vicini». Intanto, per accogliere i primi rifugiati siriani rimandati dalla Grecia, la Turchia sta allestendo un campo nella provincia di Manisa, vicino alla costa Egea, che potrà accogliere fino a 5mila persone. In base all’accordo siglato con Bruxelles, le riammissioni in Turchia dei siriani giunti in Europa a partire dal 20 marzo dovrebbero iniziare lunedì prossimo, 4 aprile. La Mezzaluna Rossa ospita già circa 250mila rifugiati siriani in 22 campi nel sudest del Paese. Oltre il 90% dei 2,7 milioni di siriani presenti in Turchia vive però al di fuori delle strutture organizzate. Anche l’Italia è in prima linea nella crisi dei profughi. «Negli ultimi cinque giorni abbiamo salvato 3.700 migranti» ha detto ieri a Ginevra il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sottolineando la necessità di «superare Dublino e adottare un sistema di asilo comune europeo». Gentiloni ha anche ricordato i corridoi umanitari, come un «segno di speranza» e una delle soluzioni del problema. E anche ieri è stata una giornata di sbarchi e soccorsi nel canale di Sicilia e nel mar Egeo. Oltre 1.300 le persone salvate dalla Guardia costiera italiana nel Canale di Sicilia e da un mercantile della compagnia genovese nel Peloponneso a Ovest di Creta. «Da qui all’estate vedremo ancora un incremento degli sbarchi» ha detto don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo impegnato da anni in difesa dei migranti. «La situazione si aggrava – ha aggiunto – perché tutti chiudono i confini e l’unico accesso sarà dalla Libia verso l’Italia». © RIPRODUZIONE RISERVATA ONU. Il segretario generale Ban Ki-moon
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