mercoledì 19 febbraio 2014
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​Silvio Berlusconi è dubbioso. Stamattina all’incontro con Matteo Renzi il premier andrà con l’idea di aprire. Il dubbio però riguarda il come, con quale formula. Aveva espresso, è vero, «preoccupazione e stupore» per questa crisi «fuori dal Parlamento» ma anche all’uscita dello studio alla Vetrata non gli era uscita neanche una-parola-una contro il premier incaricato, cui promette «opposizione responsabile». Perché Renzi a Berlusconi piace, gli crede. Certo, il no alla fiducia resta, anche se il fatto che continuino a ripeterlo in tanti dentro Forza Italia, dà l’idea che troppo scontato non sia. E comunque con la promessa di disponibilità sulle riforme, per un governo che ne programma una al mese, quel no finisce per assomigliare tanto a un "ni", a una sorta di astensione mascherata.Raccontano, più di tutti, di Fedele Confalonieri e di Denis Verdini che continuano il pressing sul Cavaliere, sostenendo che se sarà davvero stagione di riforme non potrà restarne fuori, non foss’altro per non rafforzare il potere contrattuale di Alfano, ora che i rapporti con l’ex delfino sono al minimo storico dopo la frase sugli «inutili idioti» che ha mandato su tutte le furie il Cavaliere. E il marchingegno per tenere il canale di collaborazione aperto, ispirato - dicono - da Denis Verdini, è la disponibilità della pattuglia "satellite"di Gal (Grandi autonomie e Libertà) al Senato con i suoi 11 senatori che potrebbe votare la fiducia. Capisce il gioco Alfano e non a caso il messaggio più secco che consegna a Renzi è di non alterare la geografia della maggioranza.Berlusconi oggi andrà a dire a Renzi che se tiene fede agli impegni presto il sostegno di Forza Italia sulle riforme non mancherà. Ma dietro di lui c’è un dibattito serrato, protrattosi anche nella notte, sulla linea da tenere. Fra i veleni anche la rivelazione del Fatto, smentita però dal diretto interessato, di un incontro segreto che Verdini avrebbe avuto con Nicola Cosentino proprio per arruolare parlamentari per giovare surrettiziamente alla causa di Renzi. Ma fra una smentita e l’altra la voce corre, e le dichiarazioni «responsabili» dei vari Brunetta e Carfagna le alimentano. Al punto che un fedelissimo di Enrico Letta come Francesco Russo si sente di intervenire per avvertire che «nessuno spiraglio di trattativa, di legittimazione o di collaborazione strategica» può essere ammesso «con chi è stato condannato in terzo grado e decaduto (con gran fatica dei senatori pd) dalla carica di parlamentare».«È positivo che Matteo Renzi abbia inserito al primo punto del crono-programma le riforme istituzionali e della legge elettorale, confermando così la validità del patto stipulato con Silvio Berlusconi», insiste Mara Carfagna. «Sul resto valuteremo di volta in volta in Parlamento», tiene la porta aperta l’ex ministro, portavoce del gruppo alla Camera. «Faremo opposizione, ma diremo a Renzi le cose che si possono fare», concorda il capogruppo Renato Brunetta. E lancia l’allarme, per il Nuovo Centro democratico, anche un ex di Forza Italia come Angelo Sanza: «Se capiamo bene tra le righe c’è un appello a Renzi di riaccogliere anche il partito di Berlusconi nella maggioranza. A noi parrebbe una pazzia perché significherebbe tornare esattamente alla maggioranza di dieci mesi fa che ha bloccato e reso vano lo sforzo di Enrico Letta. Le sirene berlusconiane non meritano ascolto», avverte Sanza. Ma la sua offerta oggi, il Cavaliere, al presidente incaricato la farà.
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