sabato 11 novembre 2017
L’errore "scoperto" da un deputato pugliese di M5S: la quota variabile veniva applicata anche a cantine e box. A Milano il sindaco Sala assicura: restituiremo il dovuto
Foto dall'archivio Omnimilano

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Molti Comuni hanno moltiplicato illegittimamente la tassa sui rifiuti, la Tari. Hanno applicato più volte, anche su garage, soffitte e cantine, la quota variabile che può valere invece per un solo immobile. Risultato: il balzello è così stato gonfiato, in alcuni casi fino a raddoppiare. Il problema non è di poco conto, visto che riguarda molti comuni, alcuni anche grandissimi.

Una prima verifica alle delibere l’ha fatta il Sole24Ore scoprendo che ad inciampare sono state anche realtà come Milano e Genova, Napoli e Catanzaro, Cagliari e Ancona, Rimini e Siracusa.

Il merito di aver sollevato il velo su questo errore, dando così l’avvio ad una campagna di rimborsi che potrebbe valere anche molti milioni, va al deputato M5S, il pugliese Giuseppe L’Abbate. Il suo commercialista gli aveva segnalato l’anomalia commessa nel suo comune, Polignano a Mare.

Lui ha quindi presentato un’interrogazione alla quale il ministero dell’Economia ha dato una risposta chiarissima. «La parte variabile della tariffa – ha spiegato il sottosegretario Pier Paolo Baretta – va computata solo una volta considerando sia la parte abitativa che le pertinenze».

L’esempio portato dall’interrogazione era quello di una casa di 100 metri, con un garage di 30 metri e una cantina di 20 metri. In concreto il Comune, dopo la quota fissa, aveva applicato sui 100 metri e poi sul 50% della superficie di garage e cantina i 141 euro della quota variabile, che così veniva moltiplicata per tre.

Risultato: una stangata di 673 euro contro i 391 che, in base al chiarimento del Tesoro, dovranno essere pagati. «Ci danno degli incompetenti – afferma il grillino L’Abbate – ma poi siamo noi, con l’approfondimento, a risolvere gravi problemi a livello nazionale causati dalle altre forze politiche». Ora si apre la strada per i rimborsi, ma prima va fatta chiarezza. Per capire se si è pagato di più bisognerà prendere i bollettini di pagamento che riportano i calcoli della tariffa: la parte sulle pertinenze non deve contenere la quota variabile. Se questa invece c’è, si può richiedere il rimborso.

C’è tempo fino a 5 anni (quindi lo si può fare retroattivo) e il comune può compensare il dovuto sulle bollette future o restituire il maggior importo pagato in 180 giorni. Come a Milano, dove il sindaco Giuseppe Sala ha già promesso che «ci sarà senz’altro un rimborso, ora vedremo caso per caso». «Meglio tardi che mai», commenta L’Abbate. «Pensare che l’interrogazione l’avevo presentata nel 2016 e che la risposta è arrivata un anno dopo».

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