mercoledì 13 luglio 2016
Si aggrava i​I bilancio della tragedia ferroviaria in Puglia: i morti sono 27. Il Palasport crocevia della paura: parenti e amici disperati. In mattinata il riconoscimento delle vittime.
LA TRAGEDIA Scontro frontale tra due treni: 27 morti
IL TELEGRAMMA Il Papa prega per le vittime
LA SCHEDA/1 I precedenti dal dopoguerra ad oggi
LA SCHEDA/2 Ferrovie del Nord Barese: l'azienda e la tratta
La strage degli studenti e dei pendolari
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Il terrore che sia toccato anche a tuo figlio o tuo padre o tua moglie. Le lacrime che scivolano sul volto. La rabbia, ancora soffocata dal dolore. Le telecamere nella piazza di Andria fra la gente che fatica a credere sia accaduto. Il palazzetto dello sport, che accoglie i familiari di chi era su quei treni, intorno al quale è via vai di volontari, Misericordie, Croce Rossa, Protezione civile, ragazzi e ambulanze. Le persone che passano, si fermano, guardano fin dove si può, scuotono la testa. Il traffico che oggi forse è troppo per questa cittadina pugliese, la cui estate è stata insanguinata e non sarà più dimenticata. Frontale devastante tra due treni della 'Ferrovia nord barese', lamiere accartocciate e sbriciolate, la morte che sferza senza preavviso pendolari e studenti. Binario unico e sistema di sicurezza da secolo scorso. Alle venti, ieri sera, non tutti i parenti di chi è rimasto ucciso sapevano. Li avvisavano di persona e solo dopo la certezza dell’identità. Del resto il numero di chi ha perso la vita su due treni nella Murgia barese, fra Corato e Andria, non era certo ancora ieri sera: almeno 25, ma i vigili del fuoco ancora dovevano farsi largo del tutto in quell’inferno di rottami. E una cinquantina di feriti, oltre una decina dei quali appesi a un filo. Gli ospedali di Andria stessa, di Barletta e di Bisceglie, pochi chilometri gli uni dagli altri, fibrillano. Anche qui fuori le scene restano uguali a quelle all’esterno del palasport: terrore, lacrime, rabbia soffocata. E poi le telecamere, i giornalisti, i volontari. Ma anche file per donare il sangue, dopo che era stato fatto un appello a farlo perché i feriti sono tanti.  È scattato subito un servizio di supporto psicologico. Le salme vengono portate a Bari, all’Istituto di medicina legale, e si è preferito rinviare il riconoscimento a oggi. Chi ha visto le immagini dall’alto di cos’è successo, come il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli, trema: «Sembra un disastro aereo», spiega. Ma anche avvicinarsi da terra impressiona. Torna davanti agli occhi un altro devastante 'incidente' ferroviario, quello di Viareggio, il 29 giugno 2009. Ma se lì tutto bruciò o venne letteralmente liquefatto dalla violentissima ondata di calore, qui sembra esserci stata davvero un’esplosione, tanto da faticare a immaginare che questi fino a qualche ora fa erano stati vagoni passeggeri. Una donna anziana scende dalla macchina guidata dal figlio, quasi corre, piange, la aspetta davanti al palazzetto una ragazza che l’abbraccia, la stringe ed entrano insieme. La Procura di Trani ha aperto un fascicolo a ca- rico d’ignoti e sopra si legge «omicidio colposo plurimo» e «disastro ferroviario». Il punto non è il binario unico, è il sistema di sicurezza, che praticamente funziona col telefono: la stazione avvisa i macchinisti di fermarsi quando arriva un treno. Così ieri mattina una delle stazioni di Andria e Corato non ha avvisato oppure uno dei due macchinisti non si è fermato. E quei treni si sono schiantati frontalmente, in curva, uno contro l’altro ad almeno cento chilometri l’ora. Il direttore dell’azienda ferroviaria, Massimo Nitti, sottolinea l’evidenza: «Uno due treni non doveva essere lì». In serata viene diffuso l’elenco (provvisorio) dei feriti ricoverati nei tre ospedali della provincia. E a guardare le date di nascita accanto ai nomi hai la conferma che molti, moltissimi hanno le età di pendolari e studenti. Arriva una mamma all’ospedale barlettano. «Vi prego, fatemi vedere mia figlia, fatemela vedere! So solo che era in treno stamattina, che è ferita, vi prego!». È stata prima all’ospedale di Corato, poi in quello di Andria, «vi prego fatemela vedere!». La tensione e quel terrore montano, i medici la accompagnano al pronto soccorso e sua figlia è lì: malconcia, ma non grave. La mamma la prende e stringe fra le braccia. Un soccorritore sta rientrando al Palazzetto andriese. È impolverato. Ancora indossa i guanti in lattice. Gli occhi vitrei: «Ho visto cadaveri, ho visto persone che chiedevano aiuto, ho visto persone che piangevano. È stata la scena più brutta della mia vita». Scena di un’estate insanguinata. Evitabile.
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