martedì 8 giugno 2021
Un bambino si ferisce alla mano all’asilo nido comunale, la sindaca finisce sotto inchiesta e da tutta Italia si alza la protesta dei primi cittadini: così non è possibile lavorare
La sindaca indagata per un taglio all'asilo. La protesta dei colleghi

Ansa

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Un bambino si ferisce alla mano all’asilo nido comunale, la sindaca finisce sotto inchiesta e da tutta Italia si alza la protesta dei primi cittadini: così non è possibile lavorare. Succede a Crema, in provincia di Cremona, dove lo scorso ottobre, un piccolo alunno si è chiuso la mano nella porta tagliafuoco dell’asilo del Comune, riportando ferite che hanno richiesto tre mesi di cure. Per questo episodio, la sindaca Stefania Bonaldi ha ricevuto un avviso di garanzia per lesioni colpose per aver omesso l’installazione di dispositivi idonei ad evitare la chiusura automatica della porta.


Un bimbo si ferisce all’asilo nido comunale e la prima cittadina finisce indagata per lesioni colpose. A lei la solidarietà dell’Anci, che chiede a governo e Parlamento di «prendere provvedimenti su quanto sta accadendo»

Lo ha comunicato lei stessa durante l’ultimo consiglio comunale. «Le responsabilità che hanno i sindaci sono obiettivamente sproporzionate ed eccessive, direi anche meglio: non ben circostanziate», aggiunge il giorno dopo la sindaca. Ricevendo la solidarietà di tanti colleghi, a partire dal sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro. «Così non è più possibile andare avanti», sbotta Decaro. Che aggiunge: «Se non è stato sufficiente un accorato appello al governo e al Parlamento, sottoscritto da quasi 4mila sindaci italiani, per attirare l’attenzione di chi può e deve prendere provvedimenti su quanto sta accadendo, vorrà dire che sfileremo con le nostre 8 mila fasce, costituendoci “parte civica”, nell’aula di tribunale dove la sindaca di Crema dovrà forse un giorno presentarsi per difendersi da questa accusa. Saremo lì con lei, o con qualsiasi altro sindaco chiamato a difendersi da colpe che evidentemente non sono e non possono essere sue. Perché non è la sindaca di Crema oggi ad essere stata indagata ma insieme a lei ci sentiamo tutti indagati. Primo o poi qualcuno dovrà rispondere quando l’Italia resterà un Paese senza sindaci».

Concetto ribadito dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, su Twitter («Ora avete capito perché in Italia nessuno se la sente più di fare il sindaco?») e da quello di Bologna, Virginio Merola («Il sindaco diventerà sempre di più un mestiere per pochi. E invece è il mestiere più bello del mondo»). E se il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, sollecita «qualche azione decisa da parte dei sindaci», da Roma, Virginia Raggi, chiede «più chiarezza su nostre responsabilità per evitare il blocco dell’azione amministrativa».
Un lavoro, quello del sindaco, che sta diventando sempre più «difficile» anche per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Che ricorda: «Fare il sindaco, oggi, significa caricarsi di rischi e responsabilità fuori dal comune, a fronte di una macchina burocratica italiana spesso lenta e da riformare in favore del bene comune e dell’efficienza. È difficile fare il sindaco, molto difficile». Anche per un politico di lungo corso, come il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, «perplesso ed incredulo» di fronte al “caso” di Crema, che «sgomenta le persone perbene, che hanno voglia di servire la propria comunità».

Solidarietà alla sindaca di Crema è arrivata anche dalle forze politiche. «I sindaci hanno enormi responsabilità, poche risorse, molti, troppi rischi. A loro e agli amministratori locali che spesso fanno come il servizio civile per le loro comunità lavorando ogni giorno a mani nude, va il massimo del sostegno del Partito Democratico», dichiara il segretario del Pd, Enrico Letta.
«Capisco lo scoramento dei primi cittadini che, a fronte di modeste gratificazioni, devono confrontarsi ogni giorno con problematiche complesse e con rischi concreti di essere perseguiti penalmente e civilmente anche per fatti che esulano dalla loro diretta responsabilità – sottolinea la ministra per gli Affari Regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, che ha chiamato al telefono la sindaca Bonaldi –. Credo che il governo debba prendere in seria considerazione, in sede di rivisitazione del Testo Unico degli Enti, l’appello di Decaro e dell’Anci».

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