sabato 10 novembre 2018
Al via il 38° Convegno nazionale dei Centri nati per sostenere la vita. Bassetti: dovrebbero essere imitatidalle strutture e dai consultori
I Cav, un modello per le politiche a favore della vita
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Da testimoni a modelli. Quarantatre anni dopo la nascita del primo, e a 40 tondi dalla legge 194, i 342 Centri aiuto alla vita (Cav) oggi attivi in tutta Italia sono diventati abbastanza grandi da proporre credibilmente il loro modus operandi dentro la società italiana in pieno tracollo demografico come modello per lo Stato: gli italiani sembrano aver perso la voglia di mettere al mondo figli, e le istituzioni non sanno che fare? Con più di 200mila bambini aiutati a nascere dal 1975 a oggi - una città di rispettabili dimensioni - i Cav offrono un indiscusso know-how, ammesso che si voglia finalmente prender nota del bene che fanno. Il loro oggi «è un modello di azione che dovrebbe essere sempre più imitato anche dalle strutture pubbliche».

Lo dice a chiare lettere il cardinale Gualtiero Bassetti aprendo con un suo messaggio il 38° Convegno nazionale di questi Centri nati per stendere una rete di protezione sotto la vita a rischio di aborto e oggi diventati una realtà civile di primario valore. Le élite politiche e culturali sembrano snobbarli come residuato di un’Italia sorpassata, espressione di un cattolicesimo considerato non proprio alla moda?

A Lecce 500 tra operatori e volontari ascoltano l’incoraggiamento del presidente dei vescovi italiani a non cedere a «incomprensioni, pregiudizi, contestazioni ideologiche e difficoltà, per superare le quali c’è bisogno di una solida unità dell’intero popolo della vita». A loro Bassetti rende omaggio riconoscendo che «nella nostra cultura voi operate continuamente una trasfusione di speranza » mostrandone i «percorsi» possibili, con un «atteggiamento umano che attinge alla più profonda sorgente che è il Dio di ogni speranza». L’idea del modello, Marina Casini Bandini, presidente nazionale del Movimento per la Vita, la fa subito sua ricordando che «lo Stato italiano non accoglie la vita nascente», e se la si vede per una volta da questa angolazione i 6 milioni di aborti dal 1978 non sembrano proprio il segnale del successo di una legge che si propone anche «la tutela sociale della maternità».

L’Italia vuole essere per la vita? E allora prenda i Cav e li adotti come riferimento delle sue politiche per la natalità. La presidente del MpV si accontenterebbe anche solo di farne, intanto, il paradigma per «influenzare la funzione e la metodologia dei consultori familiari» proponendo un disegno di legge con tre colonne portanti: «Definire la funzione consultoriale come esclusivamente diretta a evitare l’aborto aiutando la donna a superare le difficoltà; eliminare ogni rapporto anche indiretto tra attività consultoriale e intervento di 'Ivg'; prevedere un obbligo della donna che intende ricorrere all’aborto di provare prima a farsi aiutare per evitarlo ». Marina Casini Bandini non intende farne la bandiera di una sia pur rispettabile fazione convinta com’è che «il MpV deve sentirsi lievito coagulante e non titolare di un monopolio nella difesa della vita» e definendo «essenziale un rapporto con tutte le associazioni e i movimenti di ispirazione cristiana, come presagio di una unità più grande».

Da qui nasce l’iniziativa proposta ieri di coinvolgere «quanti più movimenti e associazioni possibili che fanno riferimento all’antropologia cristiana» di sottoscrivere insieme un «manifesto per il diritto alla vita nel 70° della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo», il prossimo 10 dicembre. Pochi forse lo ricordano, infatti, ma nel solenne testo alle fondamenta delle Nazioni Unite si dice chiaro (articolo 3) che «ogni individuo ha diritto alla vita». E allora, come non guadare con riconoscenza a questo variegatissimo pianeta dei Cav? L’arcivescovo di Lecce Michele Seccia dà voce alla loro passione etica e sociale ricordando che «ogni vita è chiamata a entrare nel mondo, non si fa da sé, e questo le dà una dignità che è nostro dovere difendere ». Ma «la politica non sembra dare importanza alla famiglia», casa della vita, che invece «ha bisogno di sentirsi tutelata e sostenuta se si vuole aprire» a essa.

Le voci politiche opportunamente invitate dal MpV a prendere appunti sembrano per una volta convergere sullo stesso spartito. Saranno conseguenti? C’è chi come Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) enumera le molte iniziative per promuovere l’accoglienza di un figlio e la difesa della madre in difficoltà, e chi come la senatrice Tiziana Drago (M5s), già presidente del Forum delle associazioni familiari di Catania, presenta il suo ddl «Più bimbi più futuro» che punta sul valore anche economico di ogni nascita. E se il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana (Lega) in un messaggio ringrazia il Movimento per «il valore e la passione» di ciò che fa «a tutela della natalità e della famiglia », a spiegare da dove si inizia è Carlo Casini, costretto all’assenza, che saluta tutti: «Prego ogni giorno perché nel MpV troviate l’amicizia, la condivisione, l’affetto che danno la forza di resistere e di andare avanti».

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