giovedì 30 giugno 2016
​Diventano quattro i casi dei docenti morti. Il presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto: «Era un istituto da abbattere trent'anni fa». Entro fine anno dovrebbe partire la demolizione.
Scuola dell'amianto, a Firenze altre 40 denunce
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Si allarga il caso delle morti sospette per amianto all’Istituto superiore “Leonardo da Vinci” di Firenze. Ieri mattina, nelle stesse ore in cui il gip Alessandro Moneti, doveva decidere sull’istanza di giustizia presentata dall’Osservatorio nazionale sull’amianto, contro la richiesta di archiviazione, avanzata dal pm Massimo Bonfiglio, di quattro casi di morte di altrettanti docenti dell’istituto (un tumore ai polmoni, due tumori al pancreas e un tumore alle ovaie) per sospetta esposizione alla fibra killer, un censimento epidemiologico dell’Ona ha evidenziato altre quaranta situazioni di insegnanti del “da Vinci” che, nel corso degli ultimi anni, hanno sviluppato patologie neoplastiche.

Ora tutti questi casi, che riguardano sia persone tuttora malate sia già decedute, dovranno essere analizzati, per verificare se, l’esposizione continuata per più anni all’amianto, che nella scuola fiorentina abbonda, sia all’origine di queste malattie tumorali. Anche alla luce di questa novità, il giudice si è preso ulteriore tempo per studiare il nuovo materiale investigativo prodotto dall’Ona, prima di decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del pm o aprire un dibattimento in aula. «Riteniamo che sia necessario da parte del pubblico ministero un supplemento delle indagini preliminari che, a nostro giudizio, non sono state complete», conferma il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni.

«Su questa scuola – ricorda – pende un ordine di abbattimento dalla fine degli anni ’80, che però nessuno degli amministratori che hanno governato questa città si è mai preoccupato di attuare. Non c’è stata alcuna indagine epidemiologica della Asl sul personale docente e non della scuola, né c’è stata alcuna verifica sulle patologie asbesto correlate che ci sono state segnalate spontaneamente. Chiediamo – aggiunge Bonanni – un supplemento di indagini per verificare se tra i docenti o tra gli ex docenti ci siano casi di malattie asbesto correlate e di sentire a sommaria informazione alcuni professori che hanno realizzato dei video che testimoniano lavori di rimozione dell’amianto con la presenza di bambini all’interno delle aula». 

Ultimamente, qualcosa comunque si sta muovendo per il “da Vinci”, dove, per ordine del preside, è vietato correre, appendere quadri alle pareti e sbattere le porte perché, ricorda Bonanni, «anche negli intonaci vi sono materiali contenenti amianto» che potrebbe disperdersi nell’aria che poi tutti sono costretti a respirare. Dopo anni di denunce, la scuola è stata ricompresa nell’elenco dei siti da bonificare del piano di governo e Inail “Iniziative di elevata utilità sociale”, che prevede un finanziamento di sette milioni di euro per la demolizione e ricostruzione del plesso. Al momento, però, un cronoprogramma dei lavori ancora non c’è anche se esiste un accordo tra il Comune di Firenze e l’Inail per bandire la gara d’appalto e aprire il cantiere entro fine anno. Che non ci sia più un minuto da perdere lo dicono i dati, allarmanti, della presenza di amianto nelle scuole italiane, diffusi dall’Osservatorio. Gli edifici scolastici dove è stata rilevata la presenza della fibra killer sono 2.400, per un totale di 350mila studenti e 50mila tra insegnanti e personale ausiliario e ammninistrativo potenzialmente esposti al rischio di sviluppare, negli anni, sottolinea l’Ona, «tumore del polmone, della laringe e degli altri organi delle vie aeree, del tratto gastrointenstinale (per fermarsi solo a quelli riconosciuti come tali dalle Agenzie internazionali) e patologie fibrotiche con complicazioni cardiocircolatorie». 

 Per arrivare a una completa mappatura del rischio amianto nelle scuole sull’intero territorio nazionale, la Struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la riqualificazione dell’edilizia scolastica e il ministero dell’Ambiente, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che prevede anche l’utilizzo di droni dotati di telecamere ad alta risoluzione con l’obiettivo di «arrivare a un’efficace progettazione e realizzazione di interventi di bonifica». Per i quali il governo ha stanziato 400 milioni di euro, che si sono aggiunti ai 150 milioni del decreto “del Fare”. Un centinaio i cantieri di bonifica previsti.

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