venerdì 14 marzo 2014
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Le riforme illustrate da Matteo Renzi vanno nella direzione giusta, ma su deficit e so­prattutto debito non si può sgarrare. A me­no di 24 ore dal Consiglio dei ministri, la Com­missione Europea con inconsueta celerità ha de­ciso di esplicitare le sue prime, provvisorie valu­tazioni, il tutto mentre il bollettino mensile della Bce lamentava l’insufficiente riduzione del disa­vanzo e del debito italiano. «Le misure proposte sulle riforme istituzionali e strutturali - – ha spie­gato Simon O’ Connor, portavoce del commissa­rio Ue agli Affari economici Olli Rehn – sono ben­venute ». La Commissione apprezza «l’intenzione del governo di semplificare il quadro istituziona­le del processo decisionale, chiarendo le respon­sabilità tra i diversi livelli di governo», così come il pagamento degli arretrati della pubblica ammini-­strazione, la creazione di un’authority anticorru­zione e «l’intenzione di ridurre il cuneo fiscale prin­cipalmente attraverso risparmi identificati nella spending review ». Promosse anche le misure in­cluse nel decreto legge sul lavoro, che «appaiono appropriate visti gli alti livelli di disoccupazione». Bene, insomma. Preoccupazione, invece, per i con­ti pubblici. «Ricordiamo – ha ammonito infatti O’ Connor – la necessità che l’Italia rispetti i suoi im­pegni nel quadro del Patto di stabilità e crescita, in particolare per quanto riguarda l’elevato debito pubblico». L’Italia, che è nel «braccio preventivo» – visto che è fuori procedura per deficit eccessivo –«dovrà concentrarsi sul rispetto del suo obietti­vo di medio termine in termini strutturali (e cioè al netto di fattori ciclici e una tantum , che do­vrebbe essere per l’Italia il pareggio di bilancio strutturale nel 2015 ndr ) e, legato a questo, a ri­spettare la nuova regola del debito». Vale a dire l’obbligo - che per l’Italia scatta nel 2016 - di ri­durre di un ventesimo l’anno la parte del debito pubblico che eccede la soglia del 60% del Pil (per l’Italia al momento il 73%).  Fonti comunitarie spiegano che Bruxelles non è convinta delle coperture - giudicate ancora trop­po incerte - e soprattutto è allarmata per l’accen­no di Renzi di usare il presunto 'margine' tra il deficit nominale previsto per il 2014, il 2,6% del Pil, e la soglia massima del 3%. Il perché è chiaro: come ribadito la scorsa settimana, Bruxelles chie­de piuttosto all’Italia sforzi aggiuntivi pari allo 0,5% del Pil (circa 7,5 miliardi di euro) per abbassare il deficit strutturale. Aumentare il deficit nominale, pur restando sotto il 3%, spiegano a Bruxelles, ha un impatto anche su quello strutturale. «Atten­diamo - ha detto ancora il portavoce - i dettagli ri­levanti » che saranno contenuti nel piano nazionale di riforma e nel programma di stabilità che l’Italia - come tutti gli stati membri - dovrà inviare a Bruxelles entro aprile, nel quadro del Semestre eu­ropeo. Documenti sui quali si baseranno le rac­comandazioni che la Commissione pubblicherà il 2 giugno. Se il percorso restasse quello sbaglia­to, potrebbero essere pesanti (e, al limite, anche sanzioni).  Ancora più dura la Bce. Finora, si legge nel bollet­tino, l’Italia «non ha fatto tangibili progressi ri­spetto alla raccomandazione della Commissione Europea» sul deficit, rimasto nel 2013 al 3%. «È im­portante – prosegue l’Eurotower – effettuare i ne­cessari interventi affinché siano soddisfatti i re­quisiti previsti dal meccanismo preventivo del Pat­to di stabilità e crescita, soprattutto per quanto ri­guarda la riconduzione del rapporto debito/Pil su un percorso discendente». Fonti del Tesoro hanno comunque sottolineato che il bollettino, preparato da tempo, «non è una risposta a Renzi» e che comunque «la strategia del governo verrà discussa con tutte le istituzioni ri­levanti, compresa naturalmente l’Europa».
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