martedì 21 febbraio 2017
Il presidente Massimo Inguscio da un anno alla guida dell’ente: «Ho trovato scienziati e studiosi motivati e competitivi, impegnati nelle sfide più urgenti, dal clima alla salute»
Il fisico Massimo Inguscio, 66 anni, è presidente del Cnr dal 2016

Il fisico Massimo Inguscio, 66 anni, è presidente del Cnr dal 2016

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«Il Cnr è più vivo che mai e impegnato a dare al Paese il contributo fondamentale che viene dalla ricerca», dice Massimo Inguscio, che dal 15 febbraio 2016 è il 21° presidente del Consiglio nazionale delle ricerche. Membro dell’Accademia dei Lincei, fondatore e direttore del European Laboratory for Non Linear Spectroscopy (Lens) di Firenze, Inguscio è un’autorità nel campo dell’ottica quantistica e dell’interazione tra luce laser e materia.

Qual è lo stato di salute del Cnr a un anno dal suo insediamento?
Ottimo, nel senso che ho trovato il Cnr pieno di ricercatori motivati, organizzati, competitivi a livello internazionale. Ricercatori capaci negli ultimi anni di raddoppiare il finanziamento ordinario ministeriale grazie a fondi esterni frutto di progetti europei, di bandi vinti per la bontà delle proposte presentate. Ciò fa del Cnr una realtà importantissima, un ente interdisciplinare impegnato a dare risposta a sfide legate alla qualità vita, al benessere della società, alla salute del pianeta, alla cultura dei giovani in generale.

Dove, in particolare, si può apprezzare questa proiezione esterna del Cnr?
Ad esempio nella risposta scientifica al terremoto. Nostri ricercatori sono nella cabina di regia e contribuiscono con tecniche di rilevamento, con il supporto al recupero dei beni artistici e con il controllo degli edifici. La capacità di lavorare con altri enti viene da lontano, dall’alluvione di Firenze del 1956: fu quella l’occasione per creare squadre miste di intervento. Siamo impegnati per l’Italia, ma l’impatto della ricerca è internazionale.

C’è poi la ricerca di base...
La molla di tutto è la cosiddetta ricerca di fantasia, dalle idee nascono le scoperte e poi viene l’innovazione e l’applicazione tecnologica, il tutto integrato in una ricca filiera. Non a caso stiamo per scrivere un nuovo piano triennale, ispirato a una politica di valorizzazione della ricerca. La novità importante è la partnership con il privato: per esempio, dottorati in collaborazione con Confindustria. Mentre riguardo ai più giovani abbiamo diverse iniziative nelle scuole secondarie.

Il Cnr è il più grande ente di ricerca italiano e ha tante eccellenze, ma spesso la sua fama non rispecchia questi fatti. Perché?
Nell’ambito dell’European Research Council (Erc), il Cnr vanta numerosi vincitori di gare internazionali. Copriamo con giovani ricercatori e studiosi di grande esperienza le scienze esatte, quelle bio-mediche e quelle umane, economiche e bioagroalimentari. Nel 2016, è stata consolidata la collaborazione con il mondo universitario, per tornare a una situazione in cui enti di ricerca, atenei e industria costituiscano un insieme coordinato che produce sapere e ricchezza su tutto il territorio italiano, con speciale attenzione al Sud. Siamo anche riusciti ad approfittare di un reclutamento straordinario con legge stabilità 2016, che ha portato all’assunzione di 82 giovani ricercatori in venti aree strategiche. Detto tutto questo, c’è ancora da lavorare e da migliorare, con una riorganizzazione che valorizzi l’autonomia.

Quali sono gli obiettivi generali più prossimi che intende promuovere?
La ricerca deve essere protagonista assoluta nel Cnr. Ma dobbiamo puntare anche su avventure nuove, come il cosiddetto outreach, ovvero la necessità di informare la società sulle ricadute della ricerca e sul modo in cui vengono spesi i soldi pubblici. E anche di evitare che compaiano nuove forme di oscurantismo: la scienza ha il dovere di alimentare il sapere, di fornire informazioni e dati. I cambiamenti climatici rimarranno una delle grandi sfide da affrontare. I problemi però vanno previsti con anticipo, è il cosiddetto foresight. Infine, va sfruttato il fatto che l’ente è a carattere nazionale per creare maggiori infrastrutture al Sud. Tra i tanti progetti locali e al tempo stesso di valore internazionale, mi piace ricordare il nostro centro per le nanotecnologie di Lecce, in cui lavorano oltre 200 ricercatori italiani e stranieri con età media di 35 anni e dove, recentemente, è stato in visita il presidente della Repubblica Mattarella.

Quale pensa sia il settore su cui si dovrebbe investire maggiormente?
Dico che dobbiamo cavalcare il settore della fisica quantistica. La Ue sosterrà con ben un miliardo di euro la ricerca in meccanica quantistica come tecnologia che ci permette di misurare il tempo in forma estremamente precisa. Questo ha ricadute sulla navigazione satellitare, sulle transazioni in Borsa, sui nuovi sensori in medicina e, in prospettiva, sul calcolatore quantistico, che sarebbe una enorme rivoluzione, come passare dall’abaco al pc. Ma il Cnr punta anche sulla medicina di precisione e la produzione di energia pulita, con tecnologie che cercano di imitare la natura, sugli studi legati alla sicurezza alimentare, sul recupero e valorizzazione dei beni culturali grazie a tecnologie 3D e legate ai laser di ultima generazione.

Avvenire si è occupato recentemente della vicenda dell’Istituto di Neurobiologia e del suo trasferimento a Monterotondo, con una possibile perdita di competenze e, in definitiva, con la dispersione dell’eredità di Rita Levi-Montalcini. Come si sta orientando il Cnr?
Il problema va verso una positiva risoluzione. A Monterotondo si sta completando un centro dotato di strutture efficienti. Tuttavia, non sacrificheremo le esigenze dei ricercatori che vorranno rimanere a Roma. Per questo nascerà un’unità di ricerca collegata a Irccs e Università della capitale, con sinergie positive al fine di salvaguardare tutte le diverse esigenze orientate alla buona ricerca.

Durante il Giubileo degli enti di ricerca ospitato dal Cnr in settembre, ha avuto occasione di incontrare Papa Francesco e di parlare dei benefici della ricerca allo stato di salute della Terra...
Ricordo con grande emozione l’incontro con Papa Francesco e la bellissima giornata ospitata dal Cnr dedicata al Giubileo degli enti di ricerca e ai ricercatori, terminata il sabato con l’udienza generale in Piazza S. Pietro. Durante l’incontro con il Santo Padre ho avuto il piacere di accennare brevemente ai passi avanti della ricerca italiana in favore del benessere dell’uomo e della salute della terra. In particolare il lavoro e impegno dei ricercatori italiani e del Cnr nell’Antartide dove siamo presenti da anni con due basi per lo studio dei ghiacci, dell’ambiente e del clima.

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