venerdì 7 luglio 2017
Sì alle risorse da Bruxelles e Strasburgo, poco impegno dagli Stati. Intanto il Fondo fiduciario che si occupa di rimpatri, assistenza e lavoro funziona solo a metà
La retorica degli aiuti all'Africa: Italia generosa, dagli altri spiccioli
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Da tempo l’Ue ha riconosciuto l’urgenza di aiutare l’Africa e soprattutto i Paesi di origine e transito dei migranti. Già al vertice della Valletta sull’’Africa, nel novembre 2015, è stato lanciato l’Africa Trust Fund( il Fondo fiduciario per l’Africa) dedicato a promuovere la creazione di posti di lavoro, sviluppo economico, imprese, ma anche a gestire i flussi migratori. La Commissione ha trovato nei fondi Ue 2,85 miliardi di euro, la speranza era di attrarre una cifra analoga dagli Stati membri. A tutt’oggi, invece, nonostante la retorica degli aiuti all’Africa, questi ultimi hanno fornito davvero poco: in totale appena 202,38 milioni (includendo anche Svizzera e Norvegia). I più generosi nell’Ue sono l’Italia (82 milioni) la Germania (51 milioni) e l’Olanda (15 milioni). Dagli altri, sostanzialmente, spiccioli. E dire che l’Africa Trust Fundè prezioso, ha già finanziato 118 programmi in tutta la regione per un totale di 1,8 miliardi di euro per il Sahel, il Corno d’Africa e il Nord Africa.

Il Trust Fund ad esempio ha avuto buoni risultati in Niger, considerato finora uno dei grandi crocevia dei traffici di migranti: il Paese beneficia ora di nove progetti finanziati con il Trust Fund, come l’assistenza per 30mila migranti, 2mila posti di lavoro nell’edilizia, progetti per fonti di reddito alternative a 65mila persone che vivevano dell’«indotto» del traffico. In cambio ha rafforzato i controlli alla frontiera libica e la lotta ai trafficanti. Risultato: dal picco di 70mila migranti partiti da Agadez, al centro del Niger, verso la città di Sebha, nel sud della Libia nel maggio 2016, si è crollati a soli 6.524 nel gennaio 2017. Si tratterà di trovare soluzioni adeguate anche con il Mali – Paese segnato da una guerra civile nel nord – da cui ora passano molti flussi migratori che evitano il Niger e raggiungono la Libia attraverso il sud dell’Algeria. Il Fondo finanzia inoltre programmi in Libia per rendere più tollerabili le condizioni dei migranti bloccati nel Paese, ma anche i rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso i Paesi di origine, su cui punta molto l’Ue. Finora nel 2017 ci sono stati 4.582 rimpatri volontari assistiti dalla Libia, l’obiettivo è 10mila entro fine anno. Altri 10mila l’anno dovrebbero essere da Paesi vicini, anzitutto il Niger. Non è tutto.

Proprio ieri il Parlamento europeo ha approvato un piano di investimenti per l’Africa lanciato lo scorso settembre dalla Commissione Europea. L’obiettivo è la riduzione della povertà attraverso investimenti per il lavoro, le imprese, la lotta al cambiamento climatico, alla corruzione, allo sfruttamento sul lavoro. L’obiettivo è raccogliere 3,3 miliardi di euro di fondi pubblici (Ue e nazionali) per riuscire poi a mobilitare 44 miliardi di euro in investimenti privati con il cosiddetto 'effetto leva' (i privati sono attirati e rassicurati dalla presenza di fondi pubblici). Infine, da ricordare il lancio da parte della Commissione, nel giugno 2016, del Quadro di partenariato per la migrazione, i cosiddetti Migration compact, accordi «su misura» per ora con Niger, Nigeria, Senegal, Mali e Etiopia, attingendo anzitutto all’Africa Trust Fund, per consentire alla popolazione di restare nei luoghi di origine, combattere i traffici illegali, migliorare le infrastrutture, creando però anche rotte legale di migrazione. In cambio, questi Paesi dovranno cooperare sul fronte dei rimpatri e del controllo delle frontiere.

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