martedì 8 dicembre 2020
Venti “hub” (uno per regione), 28 milioni di dosi entro marzo e un’indagine sierologica sull’immunità Così il nostro Paese si prepara all’arrivo della profilassi
Un volontario si sottopone a uno dei vaccini anti-Covid in sperimentazione

Un volontario si sottopone a uno dei vaccini anti-Covid in sperimentazione - Afp

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Il mantra è: no a ritardi. Almeno non nel piano vaccinale, l’unica speranza a cui è appeso il possibile, graduale ritorno alla normalità dall’anno nuovo. E se tante, troppe incognite avvolgono ancora il futuro del Paese, il quadro su come avverrà “la campagna di profilassi più grande della storia” si arricchisce a ogni giorno che passa di nuovi dettagli. Dopo le indicazione circa il maxicentro direzionale dell’operazione a Pratica di Mare, ieri molte novità sono emerse nell’incontro tra il commissario all’e- mergenza Arcuri, il ministro agli Affari regionali Boccia e i governatori. Un hub per la distribuzione dei vaccini in ogni Regione, oltre 28 milioni di dosi a disposizione entro la fine di marzo, un’indagine sierologica per valutare qualità e durata della risposta del vaccino sulla popolazione, quasi 6,5 milioni di italiani che rientrano nelle categorie “prioritarie” da vaccinare, la possibilità che anche i medici in pensione possano dare un contributo per sgravare il personale degli enti locali: ecco qui le ricette in campo. L’indagine. Si partirà proprio dallo screening su un «campione rappresentativo» di vaccinati «stratificati per area geografica, età, genere e stato di salute» che verrà realizzato sul campo dall’Istituto superiore di sanità. L’obiettivo è quello di valutare la «specificità della risposta immunitaria, la durata della memoria immunologica e identificare i correlati di protezione». L’indagine sarà eseguita immediatamente «prima della vaccinazione (tempo zero) e a distanza di 1, 6 e 12 mesi». Una volta che saranno disponibili «le evidenze scientifiche» dell’indagine, queste saranno «pubblicate ed utilizzate a fini informativi e valutativi». Alle Regioni sia Arcuri sia Boccia hanno ribadito la necessità che vi sia un loro coinvolgimento immediato, in quanto è probabile che l’Agenzia europea per i medicinali conceda una prima autorizzazione all’immissione in commercio già entro la fine dell’anno dei primi vaccini. «Mai come in questo momento – ha sottolineato Boccia – il rapporto di collaborazione con le Regioni e gli enti locali sarà decisivo nel contrasto al virus».

Tempi e dosi. Nel primo trimestre del 2021 arriveranno in Italia oltre 28 milioni di dosi. E i primi ad essere vaccinati, secondo le tabelle del ministero, dovranno essere 1.404.037 operatori sanitari e socio sanitari, 570.287 tra personale e ospiti di Rsa, 4.442.048 anziani sopra gli 80 anni. Non c’è dunque da perdere tempo ed è necessario organizzare al meglio non solo la logistica per lo stoccaggio, ma anche la somministrazione a livello territoriale. Partendo da un punto fermo: le 3,4 milioni di dosi del vaccino della Pfizer (che necessitano di una catena del freddo estrema, tra i -20 e i -70 gradi) dovrebbero essere disponibili entro la fine di gennaio e saranno consegnate direttamente dall’azienda produttrice nei 300 siti indicati dal governo. Per realizzare il tutto, il ministero della Salute ha ipotizzato che servano 20mila persone tra medici, infermieri, assistenti sanitari, operatori socio sanitari, personale amministrativo e anche specializzandi.

Un hub, 20 hub. L’“hub” di stoccaggio nazionale, come ha già spiegato Arcuri, sarà all’aeroporto militare di Pratica di Mare, un sito protetto dove transiteranno tutte le 202 milioni di dosi previste in arrivo in Italia da gennaio al primo trimestre del 2022. Dunque quelle delle Pfizer, ma anche quelle che richiedono invece una catena del freddo standard (tra i 2 e gli 8 gradi) per la conservazione. E ci saranno dei “sub-hub” regionali – probabilmente uno per ognuna delle 20 regioni italiane, anche questi in siti militari – dove trasferire le dosi in vista della somministrazione di massa, quella prevista tra il secondo e terzo trimestre del 2020 quando arriveranno complessivamente 131 milioni di dosi (57 tra aprile e giugno e 74 tra luglio e settembre). Ed è in questa fase che verranno utilizzati i 1.500 luoghi per la somministrazione che le Regioni devono indicare: dei centri vaccinali organizzati ad hoc che potrebbero coinvolgere, almeno questa è una delle ipotesi, palazzetti, fiere e palestre. Verranno coinvolti anche i medici di medicina generale e i pediatri e, più avanti, anche le farmacie. Le Regioni devono indicare anche dei referenti. Quattro le richieste arrivate dalle Regioni: l’integrazione dei sistemi informatici del ministero con quelli regionali, la realizzazione di un’anagrafe sanitaria, il coinvolgimento delle farmacie e la necessità di sgravare il personale regionale.

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