venerdì 11 settembre 2020
La sindaca di Pontassieve interviene il giorno dopo l'aggressione: la ragazza continuava a piangere, continuava a ripetere "mi chiamano scimmia". Il suo gesto non è giustificabile
«La ragazza che ha colpito Salvini ha sbagliato, ora basta odio»

Ansa

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Se l’è trovato davanti, all'improvviso. Poche ore prima aveva partecipato a un presidio di protesta per quel leader venuto a fare campagna in piazza. Le sono ritornate in mente le parole gridatele un anno fa. «Sei una scimmia» le aveva urlato una donna, sputandole in faccia. Laureata, perfettamente integrata nel piccolo Comune di Pontassieve, in provincia di Firenze, A.F.B. è la ragazza originaria del Congo, balzata agli onori delle cronache per aver aggredito il leader della Lega Matteo Salvini.

Ma ha un profilo tutt’altro che da "violenta": è impegnata invece nel sociale. «La ragazza ha sbagliato. Le ho parlato subito dopo e continuava a piangere, continuava a ripetere 'mi chiamano scimmia'» dice la sindaca del Pd, Monica Marini che non la difende ma cerca di capire come possa essere arrivata a strattonare in quel modo il leader della Lega. La conosce da un paio di mesi. «Non penso, però, di ridurre in alcun modo la gravità di quello che è successo, che non deve essere giustificato, nel dire che è anche necessario riflettere sul clima che può generare simili gesti».

«Ci dispiace che sia stato compiuto inaspettatamente da una ragazza che conosciamo perché svolge da qualche mese il servizio civile nazionale in Comune – aggiunge la sindaca – In passato è stata oggetto di pesanti discriminazioni, una persona le ha sputato addosso ingiuriandola perché di colore, e questo può avere influito sul suo stato d’animo. Questo non la giustifica, ma ci impone una riflessione su quanto una politica che usa parole d’odio e si nutre di offese possa contribuire a generare un clima così teso. È necessario poter manifestare ed esprimere il proprio dissenso ma rispettando l’altro e in modo assolutamente non violento».

Idonea nella selezione volontari del progetto 'La scuola, l’ambiente e la comunicazione istituzionale' del Servizio Civile Universale, a maggio scorso aveva invitato in un post su Facebook i propri contatti a mettere insieme macchine da cucire «da regalare o a basso costo, meglio se nella zona di Firenze» per dar vita a «una piccola Scuola di cucito – come spiega lei stessa nel post – per ragazze madri / mamme sole di un piccolo quartiere di Kinshasa».

Ma A.F.B. in poche ore è diventata per i social una ragazza già in passato «condannata per spaccio, favoreggiamento e prostituzione»: l’infernale macchina del fango non perde tempo e in Rete rimbalzano commenti e immagini che condannano una ragazza che in realtà risulta incensurata. Anche Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alle elezioni regionali in Toscana, ci casca. La trentenne originaria del Congo «a quanto pare non si è redenta dalla sua violenza, che ha dimostrato di avere in passato» dice parlando in tv.

Intanto anche la prima cittadina di Pontassieve è presa di mira: 'piattola rossa', 'comunistella da quattro soldi', 'demente sinistrata' sono solo alcuni dei post che hanno inondato la pagina Facebook della sindaca. «Purtroppo soffiare continuamente sull’odio e sulla denigrazione dell’altro non aiuta» conclude la sindaca.

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