lunedì 29 maggio 2023
Il Tribunale dei ministri dovrà decidere sulle accuse di omicidio ed epidemia colposi per i presunti ritardi a intervenire nella Bergamasca nel 2020. I familiari delle vittime: traditi i nostri cari
L'ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo) nei primi giorni di marzo 2020

L'ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo) nei primi giorni di marzo 2020 - IMAGOECONOMICA

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La Procura della Repubblica di Brescia ha chiesto al Tribunale dei ministri di archiviare la posizione dell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, in merito all’indagine avviata a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa in relazione alla gestione dell’esordio della pandemia di Covid-19 nel 2020. Ora il Tribunale dei ministri ha qualche settimana di tempo per decidere. I familiari delle vittime riuniti nell’associazione #Sereniesempreuniti esprimono la loro delusione: «Tradita per l’ennesima volta la memoria dei nostri cari».

La Procura di Bergamo a fine febbraio 2023 ha chiuso l’indagine nei confronti di 19 persone, in relazione al ritardo con cui Governo e Regione Lombardia avrebbero preso provvedimenti in risposta agli allarmi provenienti dalle zone della provincia di Bergamo in cui il contagio stava esplodendo: sotto osservazione, in particolare, la mancata attivazione della “zona rossa” ad Alzano Lombardo e Nembro. Altri punti contestati sono la mancata adozione del Piano pandemico nazionale (che non era stato più aggiornato dopo il 2006) e la gestione dell’ospedale “Pesenti Fenaroli” di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto dopo poche ore. Le accuse infatti vanno (a vario titolo tra i diversi indagati) dall’omicidio colposo all’epidemia colposa, dalle lesioni colpose all’omissione e rifiuto di atti d’ufficio al falso in atto pubblico. Sulla base anche di una perizia del suo consulente Andrea Crisanti (microbiologo dell’Università di Padova, ora senatore Pd), la Procura di Bergamo ha ipotizzato che la mancata istituzione della zona rossa sia stata responsabile di 4.148 morti. Tra i documenti esaminati dalla Procura figurano anche i diversi provvedimenti adottati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la loro adozione da parte delle autorità sanitarie italiane.

Oltre all’ex presidente del Consiglio e all’ex ministro della Salute, sono stati chiamati in causa tra gli altri il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il suo ex assessore al Welfare, Giulio Gallera; il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro; il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli; l’ex presidente della Protezione civile, Angelo Borrelli.

La posizione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza era stata stralciata per essere sottoposta al Tribunale dei ministri a Brescia. I due ex esponenti del Governo Conte II sono stati ascoltati dai pm lo scorso 10 maggio, ricostruendo i fatti di quei giorni drammatici, difendendo il loro operato e dichiarandosi estranei alle imputazioni.

Con un comunicato, l’associazione #Sereniesempreuniti biasima le decisioni della Procura di Brescia: «Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l’ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio». Aggiungendo che «la Procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti, ha lavorato tre anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli. Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili». L’associazione ora confida nel Tribunale dei ministri: «La questione non è chiusa».

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