martedì 23 giugno 2020
L'idea di Conte piace a M5s, ma raccoglie la freddezza di Pd (con Gualtieri) e Iv. Salvini possibilista, mentre Fi è cauta. Tra le ipotesi quella di legare il taglio al pagamento con carta
La partita Iva agita il governo

Fotogramma/Luigi Mistrulli

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La partita dell’Iva. Fa discutere e divide l’ipotesi lanciata domenica da Giuseppe Conte, a conclusione degli Stati generali, di tagliare l’imposta sui consumi e supportare la ripresa economica. Ieri il premier è tornato sull’argomento, con toni per la verità piuttosto cauti: «Nessuno ha una ricetta pronta. Siamo in una condizione di incertezza e dobbiamo mantenerci flessibili. Ora si parla di Iva, abbiamo detto con i ministri che valuteremo una riduzione». Insomma, una “riflessione sul tema” che suona come una mezza frenata. Se ne parla «perché nel corso degli incontri avuti con associazioni di categoria e imprenditori è una delle richieste avanzate», ha spiegato Conte, ma «è chiaro che un calo dell’Iva costa moltissimo e si valuta l’ipotesi di un lieve intervento momentaneo».

Sul tavolo diverse ipotesi, da vagliare alla luce della situazione della finanza pubblica e in base alle simulazioni sugli effetti che l’intervento potrebbe avere sul decorso di un’economia malata e bisognosa di terapie massicce. Secondo i calcoli dello stesso governo la riduzione di un punto dell’aliquota ordinaria Iva del 22% costa quasi 4,4 miliardi annui, quello dell’aliquota ridotta del 10% 2,9 miliardi circa. E dal momento che per essere efficace il taglio dovrebbe farsi sentire sulle tasche dei consumatori l’operazione è onerosa, e «decisamente complessa », come ha commentato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd).

Ne sanno qualcosa i molti governi che hanno dovuto fare salti mortali per disinnescare ogni anno gli aumenti dell’imposta previsti dalle clausole di salvaguardia. Per fortuna ora definitivamente disattivate con il Dl Rilancio grazie alla sospensione del patto di stabilità Ue. Da questo punto di vista, quindi, il governo avrebbe la strada libera. Al vaglio ci sarebbe un intervento selettivo per favorire le filiere più colpite dalla crisi, come turismo e ristorazione, o il settore auto nell’industria. E l’intervento potrebbe essere agganciato all’incentivazione dei pagamenti senza contante, un modo per anche per ridurre l’area dell’evasione fiscale: avrebbe accesso allo sconto Iva solo chi paga con moneta elettronica, ipotesi di cui si era già parlato con l’ultima manovra. «A regime si potrebbe valutare un piano cashless, è uno dei miei cavalli di battaglia e su quello sono un testardo », ha detto ancora Conte. L’annuncio del premier divide il mondo politico ed economico. Dubbioso il numero uno della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo il quale c’è bisogno una riforma fiscale di ampio respiro. Il governatore invita a «una visione complessiva» degli interventi sul sistema fiscale e «non imposta per imposta». Così come complessiva deve essere anche la gestione dei fondi europei da non disperdere in mille rivoli ma da spendere «bene e in progetti utili ». Resistenze potrebbero arrivare anche dall’Europa, che tradizionalmente spinge per ridurre le tasse sul lavoro e sui redditi e non invece sui consumi. Dall’opposizione Matteo Salvini apre, sottolineando che «ogni taglio delle tasse avrà l’appoggio della Lega». Scettica Forza Italia.

Nel governo c’è la cautela del ministro Roberto Gualtieri, che vuole prima di tutto attendere l’assestamento di bilancio di fine mese per aggiornare lo stato dei conti pubblici e valutare l’evolversi delle trattative sui fondi europei. E la freddezza del Pd. Possibilista Italia Viva: il taglio Iva potrebbe aiutare le fasce più deboli purché si affianchi a «un grande choc fiscale a vantaggio di imprese e partite Iva». Quanto al M5s, si dice «pienamente d’accordo con chi evoca la necessità di una riforma complessiva e di una eventuale riduzione dell’Iva». Ma «l’urgenza del momento riguarda soprattutto le scadenze fiscali di giugno» che «è necessario prorogare al 30 settembre». Insomma, per l’Iva si vedrà.

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