lunedì 21 novembre 2016
La parrocchia ospita gli ex detenuti, protesta a Saludecio
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Una casa dove accogliere persone che hanno saldato il loro debito con la giustizia e attualmente sono impegnate in un programma di recupero lavorando e vivendo con persone disabili, era la naturale prosecuzione del “Giubileo della Misericordia”. Lo era per la parrocchia di Saludecio, sulle colline della Valconca riminese, lo era per il coordinatore dell’unità pastorale “La Trasfigurazione” don Tarcisio Giungi, lo era per i tanti volontari della comunità Papa Giovanni XXIII impegnati nell’opera di recupero e di tante persone di buona volontà che vedono in questa opportunità un abbraccio di misericordia di cui tutti hanno bisogno.

Non la pensano così, invece, gli esponenti del Comitato di Santa Maria del Monte, alcune decine di persone che protestano contro quell’abbraccio. Agli striscioni già esposti qualche giorno fa, ieri sono seguiti altri cartelli e cori davanti alla chiesa della frazione. Nel mirino di questo Comitato è finito soprattutto don Tarcisio, reo di aver ospitato nei locali della canonica alcuni ex detenuti impegnati nel progetto di recupero della comunità di don Oreste Benzi, nella vicina frazione di San Facondino. L’accusa di aver deciso tutto all’insaputa della comunità è però respinta dai documenti. In merito all’accoglienza, si è espresso all’unanimità il Consiglio pastorale e degli affari economici parrocchiali (si è registrata una sola perplessità in seno ai 15 componenti). Tanto più che la “sala della discordia” non è mai utilizzata: “in un anno, nessuno l’ha mai chiesta se non per tre feste di compleanno. – fa notare don Giungi – In ogni caso, la comunità potrà utilizzare per incontrarsi la sala al primo piano, della stessa metratura di quella incriminata”.

Il progetto prevede l’accoglienza in alcuni locali della canonica di alcune persone ex detenute oggi libere, impegnate in un programma di reinserimento sociale presso la comunità di San Facondino, “luogo visitato da tuti i bambini del catechismo – rilancia don Tarcisio – che poi ritornano a casa con importanti esperienza di vita”. La Papa Giovanni XXIII riceverebbe in comodato d’uso i locali della canonica per 15 anni, assumendosi l’onere di interventi sulla struttura. “Non ce l’abbiamo con i carcerati – è l’opinione di Paolo Casadei, a nome del Comitato che protesta – La Papa Giovanni lavora sul territorio comunale da oltre 20 anni, qui ha tre sedi e nessuno ha protestato né messo in dubbio il suo lavoro perché si svolge in luoghi appartati. Invece la sala parrocchiale è il cuore di Santa Maria. Li si svolge la vita di tutta la comunità, perdere quel luogo di ritrovo delle famiglie è un bel problema. Presto lì vicino sarà costruita una piccola area pic-nic con panchine e barbecue: probabilmente non ci andrà nessuno, perché queste persone non le conosciamo. Ci sono altri luoghi in cui possono stare gli ex detenuti”. In realtà, gli “ospiti” frequentano già da mesi la struttura e nessuno si è mai accorto di nulla o ha avuto nulla da eccepire. Il loro comportamento non ha dato adito a nulla.

Il diacono Pino Pasolini, che a San Facondino ci abita e detenuti ed ex carcerati ne ha accolti tanti in casa con la sua famiglia, è amareggiato. “A parte le accuse approssimative e pesanti, si giudicano i carcerati come una categoria, senza pensare che ciascuno di loro è, prima di tutto, una persona, e una persona che chiede di essere aiutata a cambiare vita, pentita e desiderosa di riparare al male fatto rendendosi utile alla società. Chi meglio dei parrocchiani di Saludecio, di cui la canonica di Santa Maria fa parte, ha l’obbligo morale di rispondere a questa richiesta di aiuto, essendo i più prossimi?”.La Papa Giovanni XXIII proprio in Valconca, da anni ha aperto due case (Casa Madre del Perdono e Casa Madre della Riconciliazione) ospitando “recuperandi”, ovvero carcerati impegnati un percorso di recupero.

Pochi mesi fa il responsabile Giorgio Pieri e una delegazione delle Case con il casaro Antonello Guadagni, sono stati ricevuto da Papa Francesco dopo l’udienza del mercoledì. Al pontefice han regalato il “formaggio del perdono”, una delle produzioni dei “recuperandi”. Attualmente sono oltre 40 gli ospiti di queste case che nell’Anno del Giubileo sono state dichiarate “Porta Sante della Carità” dalla Diocesi di Rimini. “A tutti coloro che sono entrati abbiamo proposto un colloquio con un recuperando e di adottarlo nella preghiera” dice Pieri.

San Facondino è una delle sedi operative della Cooperativa Cieli e Terra Nuova per lo svolgimento di attività di tipo agricolo per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità lievi di tipo fisico e psichico, persone con situazioni di disagio quali ex-carcerati o ex-alcolizzati o dipendenti da sostanze. Alcuni ex detenuti, inclusi nel programma di recupero di questa sede, verrebbero accolti in alcuni locali della canonica di Santa maria del Monte, lungo la via del reinserimento sociale. Il Comitato boccia questa decisione, anche con toni fortemente polemici: “8x1000 alla Chiesa accontenta 8 persone ne scontenta 1000. Grazie della donazione don Tarcisio"; "Dittatura comunista. Dittatura fascista. ma la dittatura di un prete non si era mai vista". "E' la paura che porta a questa divisione, a questa chiusura. Ma si può essere sicuramente più uomini oltre che più cristiani di così" è convinta Lucia, una parrocchiana. Il Comitato ha chiesto un incontro con il Vescovo di Rimini: mercoledì prossimo l’appuntamento.

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