mercoledì 19 febbraio 2014
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Il Matteo "piè veloce" si sta convertendo ai riti della politica old style. Inevitabile, d’altronde, in una maggioranza che non si regge sul solo Pd e che vede ancora Angelino Alfano fortemente al centro della scena politica. È con il leader di Ncd che il premier incaricato deve confrontarsi per quel patto implicito su cui può fondarsi il nascente governo: stabilità dell’esecutivo in cambio delle condizioni per costruire il dopo-Berlusconi, nella chiave del popolarismo europeo. Senza Ncd, Renzi non avrebbe i numeri per formare alcunché.«Tutto marcia spedito», è la versione rassicurante, a fine giornata, del "nostro" ormai ex sindaco di Firenze. Nella realtà però, in contemporanea al "rito" delle consultazioni (già di per sé poco renziano) si parla di tempi sempre più dilatati (anche se perfettamente compatibili con la complessità del quadro attuale), di una snervante ricerca dei ministri-chiave. Addirittura del ritorno di un vertice di maggioranza (chiesto da Alfano), immagine che "più classica non si può" di quella politica da cui Matteo si è sempre voluto mostrare lontano. Tant’è che in serata ha fatto sapere che lui, il premier, non ci sarà. Il dato che la nuova coppia Matteo e Angelino porta a casa dalla giornata di ieri è la "rivisitazione" dello scenario della doppia maggioranza: una per il governo, l’altra per le riforme. Il declino totale di questo schema non ci può essere: la riforma della legge elettorale si regge sull’intesa con Berlusconi. Ed è anche sull’allontanamento (che per Alfano rappresenta la sopravvivenza) della prospettiva del voto che la delegazione Ncd ha discusso col presidente del Consiglio incaricato. Renzi non ha intenzione di rallentare più di tanto la tabella di marcia sull’approvazione della legge elettorale. Il compromesso che sarebbe stato sancito vuole che alcune (piccole) correzioni saranno possibili solo nel passaggio della riforma a Palazzo Madama, cioè in parallelo alla riforma del Senato. Di più Renzi non può tollerare. Per non snaturarsi troppo.
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