venerdì 12 agosto 2022
Il vicepresidente della Camera: «Da noi sempre proposte serie, spesso prima bocciate e poi riprese dagli altri In Italia riforme che valorizzino la sussidiarietà»
Fabio Rampelli

Fabio Rampelli - Fotogramma

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La campagna elettorale sfuma nel racconto di decenni di militanza, delle assemblee di Colle Oppio, a Roma, in cui nacque la comunità politica che avrebbe dato i natali a Giorgia Meloni. E le accuse di 'ombre nere' a Fdi aprono il cassetto dei ricordi di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e tra gli ideologi di Fdi: «Rispondo con la mia amicizia con don Luigi Di Liegro. Ero segretario del Fronte della gioventù quando un comitato dei Parioli capeggiato da due parlamentari missini cercò di assaltare il suo centro per malati di Aids a Villa Glori. Io portai tutti i ragazzi del giovanile del Msi dentro il centro, per difenderlo. Il Fdg contro il Msi…, una pagina memorabile di una gioventù che era stufa della destra becera».

Insomma, certi attacchi non le vanno giù. Però da più parti del Paese piovono appelli alla responsabilità nel caso tocchi a Fdi governare.

Abbiamo risposto all’appello alla responsabilità con 4 anni di opposizione patriottica, senza mai prendere posizioni pregiudiziali in Parlamento, presentando proposte serie, spesso bocciate in prima istanza e poi letteralmente copiate nei decreti successivi, tanto da costringerci al voto favorevole. A Bruxelles proponemmo di congelare il Patto di stabilità per favorire la crescita: le reazioni da sinistra furono raggelanti e invece è accaduto, anche se stimolato dalla pandemia. Abbiamo proposto l’emissione degli eurobond e giù altre critiche, ma il Recovery fund gli somiglia molto. E sull’alleanza euroatlantica a difesa dell’Ucraina contro la violenza di Putin non abbiamo avuto dubbi.

Dal Comitato per le Settimane sociali agli appelli della società civile arrivano istanze chiare. Prendiamo la transizione ecologica: Fdi ha avuto spesso delle titubanze rispetto alle linee europee.

Gli impegni li abbiamo condivisi, pur con qualche distinguo legato all’eccessiva dipendenza dalle materie prime cinesi e dalla tecnologia tedesca che si configuravano con il 'tutto fotovoltaico ed eolico', finché la Russia non ha invaso l’Ucraina con i car- ri armati e si sono messe in discussione le forniture di Gazprom. Tutte le nazioni europee hanno chiesto di aggiustare il piano di decarbonizzazione. Noi dobbiamo riprendere le estrazioni del gas domestico, diversificare le fonti, fare con l’Europa investimenti per ridurre i consumi del 30%, accettando di ridimensionare gli appetiti dei grandi gestori di energia che in questi anni hanno totalizzato vergognosi extraprofitti sulla pelle di famiglie e imprese, mettere in campo un grande piano per un moderno sistema di riconduzione forzata nelle nostre centrali idroelettriche che ci forniscono già ora il 18% del nostro fabbisogno. E si tratta di fonti rinnovabili e sovrane. È anche per questo che riteniamo ci voglia un 'tagliando' al Pnrr da parte dell’Ue.

Inclusione sociale, sussidiarietà, associazioni: anche questi temi 'ostici' per Fdi. Saprete capire il Paese che accoglie gli ultimi?

Siamo da sempre consapevoli del valore sociale e strategico delle organizzazioni fondate sulla solidarietà, anche per questo abbiamo un Dipartimento Terzo settore di Fdi. Gli abbiamo dato grande ascolto e considerazione durante l’emergenza pandemica. Siamo convinti che l’Italia si potrà risollevare anche grazie a una riforma basata proprio sulla sussidiarietà, con una forte alleanza tra pubblico, privato e privato sociale. Sui nuovi modelli economici è necessario un cambio di paradigma: la sostenibilità deve essere soprattutto sociale. La persona e il corredo di fattori che contribuiscono al suo benessere psicofisico vanno messi al centro per garantire qualità della vita. La voracità dei modelli economici precedenti va contrastata.

Non le pare in contraddizione con la vostra proposta del 'blocco navale', che spinge a considerare l’umanità dolente come un problema da neutralizzare con le cattive?

No, dobbiamo urgentemente separare i profughi, da assistere secondo le convenzioni internazionali cui l’Italia aderisce, dagli immigrati economici. Serve per dare vero ristoro a chi subisce violenze inaudite per mano di dittatori feroci e far prendere a Europa e Occidente le proprie responsabilità sull’emancipazione dell’Africa dalla fame, dalla sete, dalla povertà, dalla mancanza di cure sanitarie. Dare una risposta universale e non accogliere solo i maschi in età 18/35 anni che possono permettersi di pagare il 'pizzo' ai trafficanti. E gli altri? Gli anziani, i bambini, le donne, i disabili, che fine fanno? Servono accordi bilaterali con i Paesi nordafricani per realizzare lì gli hotspot e selezionare gli aventi diritto all’espatrio.

In Fdi c’è una linea di dialogo sia con Enrico Letta sia con Mario Draghi? È così o è un’illusione ottica?

In questi anni non abbiamo incendiato la piazza per prendere più voti, ci aspettiamo che la sinistra - qualora dovessimo vincere - saprà fare altrettanto. Quando governò il centrodestra essa fece atti vergognosi, muovendo sia la magistratura sia i centri sociali. Draghi è un passepartout per l’Italia nel mondo, la sinistra lo ha quasi bruciato. Qualora decidesse di servire l’Italia e non altri interessi economici e finanziari che hanno saturato le sue competenze per decenni, sarebbe certamente una risorsa con cui interfacciarsi.

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