domenica 17 febbraio 2019
Alle medie di Campomorone lezioni (e interrogazioni) camminando sui sentieri e scalando le vette Il prof che ha avuto l’idea: «È davvero una scuola di vita, i ragazzi imparano attraverso la fatica»
Gli studenti sono contenti, le famiglie di più. Da esperimento del docente di Lettere, Stefano Piana, è diventato un protocollo con il Cai e il Soccorso alpino, per favorire la partecipazione degli alunni disabili Le “classi delle montagne” in vetta

Gli studenti sono contenti, le famiglie di più. Da esperimento del docente di Lettere, Stefano Piana, è diventato un protocollo con il Cai e il Soccorso alpino, per favorire la partecipazione degli alunni disabili Le “classi delle montagne” in vetta

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La prima volta si sono persi nel bosco, tornando a casa, a sera inoltrata, stanchi, fradici e infangati, ma «felici come non li avevamo mai visti al rientro da scuola», hanno raccontato i genitori. Dai quali si aspettava magari un rimbrotto e non certo complimenti e, men che meno questa richiesta: «Lo farete ancora, vero?». Quella prima volta, sul finire dell’autunno del 2007, rimarrà una pietra angolare del progetto “Le classi delle montagne”, promosso dal professor Stefano Piana: «Dovevamo imparare a orientarci nel bosco e abbiamo clamorosamente fallito. Ma abbiamo raggiunto un altro obiettivo, ancora più bello perché inaspettato: quel giorno abbiamo fatto nascere il gruppo classe».

A più di dieci anni di distanza, quando lo racconta si commuove ancora un poco, questo insegnante di Lettere della scuola media “Alice Noli” di Compomorone, alle porte di Genova, che è riuscito a tenere insieme le sue due grandi passioni, la montagna e la scuola, portando i suoi studenti a far lezione per vette e sentieri. Avviato un po’ sottotraccia, il piano è diventato strutturale nell’anno scolastico 2013-2014, con tanto di Progetto educativo- didattico e la firma di un protocollo con il Club alpino italiano e il patrocinio della Regione Liguria e dei Comuni di Genova e territori limitrofi. Nei primi quattro anni, ha coinvolto quattro classi (prima, seconda e terza media) per un totale di 94 alunni, più altri 72 l’anno scorso.

Quest’anno un ulteriore salto di qualità, con la firma di un protocollo d’intesa con la Croce Rossa e il Soccorso alpino, per favorire la partecipazione alle escursioni anche a cinque alunni disabili, facendo delle “Classi delle montagne” un potente fattore di integrazione e inclusione. Perché «è il percorso che unisce», ricorda Maria Elena Tramelli, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Campomorone, di cui fa parte la scuola media Noli. Una comunità duramente colpita, negli ultimi tempi, da due gravi lutti. Prima il suicidio di Petra, una ragazzina di seconda media e, lo scorso 14 agosto, la scomparsa di Samuele, uno scolaro delle elementari, la più giovane vittima del crollo del ponte Morandi.

Due tragedie che il professor Piana ha cercato di spiegare ai ragazzi attraverso una lettera indirizzata a Petra, «pietra che sempre terrà unite le nostre strade», l’ha definita il docente. Un lavoro, quello di comprendere, farsi prossimo e compagno di strada, di sostenersi l’un l’altro lungo il cammino, che la montagna, per certi versi facilita, ed è anche per questo che il professor Piana l’ha eletta a “classe”, senza pareti, né banchi o lavagna, ma non per questo meno adatta a formare la personalità degli adolescenti che gli sono affidati. Così sono nate le escursioni delle “Classi delle montagne”, che dopo aver salito le cime sopra Genova, hanno visitato il Gran Paradiso e l’Adamello, il Renon e il Parco dello Stelvio, incontrando alpinisti come Reinhold Messner e Lino Zani, il maestro di sci di papa Giovanni Paolo II e, pochi giorni fa, il presidente generale del Cai, Vincenzo Torti. «Per i ragazzi la montagna è davvero maestra di vita, perché mette ciascuno e il gruppo di fronte a ciò che vuole diventare », sottolinea il professor Piana. Che, proprio perché queste escursioni non sono “gite” ma «scuola a tutti gli effetti», quando il sentiero spiana e il respiro si fa meno affannato, si affianca a qualche ragazzo e comincia anche a interrogare.

Al termine di ogni uscita, ciascuno compila il “Quaderno delle escursioni”, che gli studenti di terza porteranno anche all’esame. Su quello di Elisa, per esempio, si legge che in montagna si «impara a rispettare la natura e a sopportare la fatica di scalare una cima, crescendo insieme», mentre Tabitha annota entusiasta: «Mi piace camminare e mi piace ancora di più farlo insieme ai miei amici ». «La scuola si può farla anche fuori dalla scuola », aggiunge, quasi incredulo, Mirko e Marta conferma: «La montagna forma la classe e l’amicizia tra i compagni, migliora le relazioni con i professori». E così anche la fatica dell’ascesa, che non è risparmiata ai ragazzi, si sopporta meglio, come osserva Marta: «Il percorso è ancora lungo, nuove avventure e nuove fatiche ci aspettano, ma non vediamo l’ora di camminare ancora insieme».

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