martedì 19 febbraio 2019
La nave della della Ong Sea-Eye è l'unica a navigare nella Sar libica. La Sea Watch 3 è bloccata a Catania. Bloccata anche la nave Open Arms, mentre la Mare Jonio riprende i soccorsi a fine mese
Torna in mare per soccorrere i migranti la nave dell'ong dedicata a Alan
COMMENTA E CONDIVIDI

L’ong tedesca Sea-Eye è tornata in mare e lo ha fatto con una barca ribattezzata con il nome di Alan Kurdi, il bambino curdo-siriano di tre anni fuggito con la sua famiglia dal conflitto in Siria con la volontà di raggiungere a Vancouver, in Canada, altri parenti, e trovato morto su una spiaggia turca nel settembre 2015 dopo che la loro imbarcazione diretta verso la Grecia si era capovolta subito dopo aver lasciato la Turchia. Insieme a lui erano morti suo fratello Ghalib e sua madre Rehana.

La nave è stata ribattezzata lo scorso 11 febbraio a Palma di Maiorca, in Spagna, alla presenza del padre di Alan, Abdullah Kurdi, e di sua zia, Tima Kurdi, che ha raccontato la sua storia e quella della sua famiglia in un libro intitolato: “Il bambino sulla spiaggia”.

«Questo giorno è molto difficile per me perché ho ancora molti ricordi, ma siamo felici che una nave da soccorso di Sea-Eye porterà il nome del nostro bambino. Alan non deve mai essere dimenticato», ha detto Abdullah Kurdi prima della cerimonia di ridenominazione della barca. «Il nostro dolore per la perdita di mia moglie e dei miei figli è stato condiviso da molte persone, da migliaia di famiglie che hanno perso figli e figlie così tragicamente».
«Il nome “Alan Kurdi” sarà un promemoria di ciò che è veramente il nostro lavoro. Non si tratta di navi, capitani, ONG e scontri con politici. Si tratta di persone reali, come Alan, Ghalib e Rehanna, che annegano quotidianamente nel Mediterraneo. E si tratta del dolore infinito che i loro cari devono provare», ha dichiarato Carlotta Weibl, portavoce di Sea-Eye.

Alcuni giorni dopo la cerimonia, lo scorso fine settimana, la nave “Alan Kurdi” ha lasciato il porto di Palma de Maiorca in Spagna alla volta del Mediterraneo. Si tratta dell’unica nave umanitaria presente ora nelle acque della zona Sar (Search & Rescue) libica, dopo il fermo della Sea Watch, costretta a rimanere a Catania per ordine della Capitaneria di porto e delle autorità olandesi, lo stop della nave di soccorso “Mare Jonio” (battente bandiera italiana) della Operazione Mediterranea, ferma per manutenzione a Palermo, e della Ong spagnola Open Arms, bloccata nel porto di Barcellona dalla Guardia costiera che non ne consente la ripartenza per motivi tecnici.

La Sea Watch 3 è ancora ferma al molo di Catania da 16 giorni. E tutto lascia pensare che la situazione non si sbloccherà a breve. Sono state le autorità olandesi, in seguito all'ispezione condotta a bordo della nave l’11 e il 12 febbraio, a chiedere alle autorità italiane che l’imbarcazione dell’ong tedesca Sea Watch (battente bandiera olandese) non lasci il porto di Catania, dove si trova dal 31 gennaio. Ossia da quando sono sbarcati i 47 migranti messi in salvo il 19 gennaio al largo della Libia.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: