venerdì 6 novembre 2020
Renato Natale, 70 anni, è stato 50 giorni ricoverato per Covid: resisteremo alla pandemia come abbiamo resistito alla camorra
A sinistra, con la fascia tricolore, il sindaco Renato Natale

A sinistra, con la fascia tricolore, il sindaco Renato Natale - Mira

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«Insistere e resistere». Questi due verbi sono stati al centro della vita di Renato Natale, sindaco di Casal di Principe. Medico di famiglia, medico degli ultimi, già sindaco nel 1994 quando la camorra uccise il suo amico don Peppe Diana, è tra i protagonisti della lotta contro il clan dei Casalesi e della rinascita del territorio. «Quando sembrava che la battaglia contro la camorra fosse persa, io ed altri abbiamo continuato la resistenza. Così anche oggi, quando sembra che tutto sia difficile, dobbiamo continuare a resistere. Allora i camorristi li vedevamo, oggi abbiamo a che fare con un nemico che non vediamo».

Lui lo sa bene. Il 26 agosto ha compiuto 70 anni ed è andato in pensione («Ma noi anziani non siamo uno scarto perché non consumiamo, siamo persone, come dice papa Francesco»). Il 28 ha raggiunto a Milano la figlia. Il 29 i primi sintomi. Il 30 il ricovero in ospedale, per 50 giorni. «Ero maniacale nel rispettare le attenzioni. Ma è bastato abbassare la guardia per 5 minuti. E poi ho infettato tutti: moglie, figlia, genero, le nipotine di 4 anni». Cinquanta giorni in cui, confessa, «ho parlato molto con don Peppe e anche con Valerio, compagno di tante battaglie contro la camorra. Ho l’impressione che non mi vogliano ancora con loro» scherza. Così il 18 ottobre è rientrato a Casal di Principe. «Il 19 mattina ero già in attività al Comune».

Qui ha trovato una situazione drammatica: 450 positivi con tre morti. Ogni giorno posta su facebook un messaggio di aggiornamento sempre più arrabbiato. «Sono subissato da telefonate e messaggi di cittadini che chiedono un intervento per fare un tampone o che hanno indici clinici molto gravi ma non riescono ad essere ricoverati o ad avere un’assistenza. Non si trovano neanche le bombole d’ossigeno. Di fronte a un dramma collettivo così pesante, quando esco per strada e trovo ancora qualcuno che tiene comportamenti scorretti, allora mi arrabbio».

Ma Natale è anche molto attento alle mosse del suo vecchio 'nemico'. «L’argomento camorra viene strumentalmente usato per giustificare la richiesta che non venga chiuso nulla. Dicono 'se ci chiudete, la camorra prenderà possesso di tutto'». Però, avverte, «lo Stato nelle aree più pericolose deve intervenire. Il commerciante che ha bisogno non deve rivolgersi agli usurai». Altrimenti si alimenta la protesta. Spinta dalla camorra? Anche qui l’analisi è frutto della sua esperienza. «C’è la criminalità mafiosa di alto rango che se ne sta per i fatti suoi e aspetta come un avvoltoio di potersi impossessare del commerciante ormai morto. Poi ce n’è un’altra che si interessa di contrabbando e di spaccio, e alla quale non piace che ci sia il coprifuoco perché riduce in parte la sua azione. Mettersi alla testa di movimenti sfruttando quelle che sono le reali e legittime preoccupazioni, serve anche a riacquistare un consenso sociale che nel corso degli anni, almeno in alcune realtà, avevano perso». Il Comune di Casal di Principe ha dato l’esempio, sospendendo la Tari per i commercianti che hanno dovuto chiudere. «So bene che non è sufficiente, servono ben altri interventi da parte dello Stato». Per ora al Comune sono arrivati 160mila euro oltre a 110mila per le scuole. Poco. E ora il sindaco chiede «coerenza» alle istituzioni. Ricorda l’eredità lasciata quando c’era l’altro 'nemico', l’abusivismo edilizio, col calcestruzzo della camorra. «Se io sono costretto a prevedere nel bilancio circa un milione e mezzo di euro di mutui per gli abbattimenti, come faccio ad avere i fondi per affrontare i problemi sociali del Covid? Dobbiamo punire gli abusivi? Va bene. Ma lo dobbiamo fare per forza ora, togliendoci risorse? Possiamo sospenderli, abbiamo sospeso tante cose».

Infine torna, quasi con pudore, a ricordare quei 50 giorni. «Quando sembrava che mi dovessero intubare, non avevo paura della morte ma per i miei familiari. Nelle preghiere non chiedevo di salvarmi, ma che le persone a cui voglio bene vivessero con più serenità questa storia». Ricorda Renato, e sono ricordi molto intimi. «Il momento peggiore è stato l’11 settembre. Il 12 è il giorno della festa patronale a Casal di Principe, Santa Maria Preziosa. Da quando sono stato eletto sindaco ho sempre portato sulle spalle in processione il quadro della Madonna, indossando la fascia tricolore. Quest’anno c’è stata solo una cerimonia in piazza nella quale il vescovo, Angelo Spinillo, ha recitato una preghiera anche per me. E proprio quel giorno è iniziato il mio miglioramento. L’anno prossimo tornerò a portarla sulle spalle».

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