Marta Cartabia (Ansa) - Ansa
Marta Cartabia, presidente della Consulta: quanti pensieri e quanti sentimenti si affollano e si rincorrono suscitati da un importante fatto di cronaca istituzionale, oggi sulla bocca di tutti, la cui eco piano piano si smorzerà. Non si potranno, invece, smorzare le considerazioni evocate dalla persona protagonista di questo fatto, non semplicemente istituzionale ma aperto a spunti che affondano nella coscienza del popolo, quel popolo che il Giudice Cartabia si appresta a servire in questo suo nuovo ruolo di guida ad un organo di così alto prestigio.
Certamente di grande momento è che si tratta di una donna. Oggi si è molto attenti a questo elemento, troppo spesso trascurato dalla politica e verso cui si appuntano le critiche di donne e uomini che ne percepiscono l’evidente sproporzione presente nello spazio pubblico. Ma sono certa, in forza di una lunga storia di amicale frequentazione, che non è stato questo il primo pensiero del nuovo Presidente una volta insediato anche se, certamente, la questione evocata non è di scarso rilievo. E non è neppure in nostro. Più profondo, più reale è per tutti noi il senso di una meta meritata, guadagnata in anni di impegno nello studio, nelle relazioni, nella costruzione di pezzi importanti della scienza costituzionalistica italiana, che ha contribuito ad aprire al mondo mentre rimaneva, nello stesso tempo, attenta ai dettagli imposti da una vicinanza che tocca fin nel più profondo del cuore, quando si è uniti da una passione per la musica, per la montagna e non solo.
L’Università Statale di Milano va assolutamente fiera di questa sua figlia scientifica; la nostra istituzione ha avuto la lungimiranza di non trattenere per sé i frutti del suo intelletto, lasciando che Marta Cartabia si specializzasse anche altrove, nutrendosi a scuole di pensiero che spaziano oltre il livello nazionale, libere di volare verso l’Europa, poi al di là dell’oceano e, ancora, verso i diversi mondi incontrati negli anni della formazione.
Gli anni della formazione: che slancio devono guadagnare i nostri giovani guardando al percorso compiuto dalla studentessa e poi dalla giovane professoressa Marta Cartabia. Che ciascuno di loro ne raccolga anche solo un frammento e che i loro maestri facciano propria la generosità dei suoi maestri che mai l’hanno trattenuta, consentendole di percorrere le strade del mondo alla ricerca di una propria identità scientifica e, prima ancora, umana.
E la giustizia non è solo un atto che sgorga dal corretto, formale bilanciare. Essa si genera in seno a tutte le relazioni di cui una persona si nutre, primariamente in quelle familiari ed amicali. Non lo può certo negare lei che è, prima di ogni altro ed alto traguardo, madre dei suoi figli. Sempre riparati, conservati, nutriti nel silenzio così come i figli degli amici, a partire dai più affaticati. Ed infatti oggi siamo in tanti, i tanti suoi amici, ad essere intimamente contenti per questo traguardo, nel circondarla di pensieri e di ricordi, nel guardarla come parte di noi, delle nostre case, delle nostre cene, dei nostri percorsi, anche di quelli più drammatici.
Di lei, vorrei ricordare ancora un tratto, in questo giorno così solenne, per renderla più vicina ai lettori, il tratto dominante dell’equilibrio, in lei sempre presente, nelle occasioni pubbliche e nella vita di tutti i giorni. Lo ricordo a noi, così sbilanciati, spesso, verso piccoli traguardi, verso piccole mete da raggiungere oppure affaccendati in tante piccole cose che non riempiono e che spingono solo a non pensare. Mentre occorre continuare a pensare, a incontrare, a camminare verso cose che ci proponiamo e cose che neppure ci immaginiamo. La vita può essere una grande sorpresa e noi possiamo ancora meravigliarci sotto il cielo infinito, quel cielo di Lombardia che è così bello quand'è bello, così splendido, così in pace. Che il cielo di Roma, dal balcone del Palazzo della Consulta, lo stesso cielo che abbiamo tanto volte ammirato nella nostra Varese, dal nostro Sacro Monte, l’accompagni e la sostenga in questo nuovo, grande tratto del suo cammino.
* professore di Diritto costituzionale Università Statale di Milano