sabato 2 novembre 2019
E spiega: l'ho fatto per dargli una speranza di riscatto. E i genitori della vittima del delitto a Roma: vogliamo dirle grazie
Valerio Del Grosso, il giovane di Roma che ha ucciso Luca Sacchi (Ansa)

Valerio Del Grosso, il giovane di Roma che ha ucciso Luca Sacchi (Ansa)

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Dolori, feroci, ne ha due. E non di quelli che si possano fingere. Fatti di lacrime e voce ferma. «Sono distrutta sapendo che una mamma e un papà, un’intera famiglia, stanno piangendo la morte di un figlio». Anche lei è mamma. Di Valerio Del Grosso, che ha ucciso Luca Sacchi in quell’agguato o rapina finita male o chissà cosa, quella sera all’Appio-Latino, fuori da un pub. La storiaccia che tiene banco da dieci giorni su giornali e tivù. Ventuno anni Valerio, ventiquattro Luca. Droga, pistola, mazza da baseball, la fidanzata di Luca, l’amico di Valerio, i pusher, notte romana, follia, poi tragedia.

«Ancora non posso credere che Valerio abbia potuto fare un gesto simile. E come me tutti quelli che lo hanno visto crescere nel quartiere», ripete lei, Giovanna Proietti, sua madre. Poi continua. Non rinuncia nemmeno a credere che suo figlio ancora possa diventare uomo: «È giusto che adesso paghi». È giusto che «si assuma le sue responsabilità e so che lo farà». Lo scandisce, ai microfoni del Giornale Radio 1, che la intervista.

Era stata proprio lei ad andare al Commissariato, il giorno dopo, a raccontare quanto aveva fatto suo figlio. Mossa dall’istinto e dalla ragione insieme. «Non ho pensato mai, nemmeno un minuto – spiega –, che si potesse fare una cosa diversa da quella che ho fatto». Ragione e istinto vissuti d’onestà: «La nostra, è una famiglia perbene, di lavoratori» e «per questo non potevamo aggiungere al dolore di questa tragedia la vergogna di sentirci in qualche modo complici». Non soltanto. Davvero crede che suo figlio possa diventare uomo e allora doveva aiutarlo: «Quel giorno – aggiunge – ho anche pensato che forse era l’unica maniera per dare a Valerio una speranza di riscatto». Nessun dubbio, neppure adesso che lo spiega piangendo.

È la madre, non perderà questi due infiniti dolori, ma nemmeno la speranza. «Valerio non è quello che si legge sui giornali», ripete, anche, Giovanna. Motivandolo: «Lui aveva deciso di consegnarsi alla giustizia, lo so per certo». Lei ha un’altra certezza, ma anche pudore, vi accenna appena: «So che non voleva uccidere, ma di questo non voglio dire, ci penseranno gli avvocati». Non può dire, non riesce. «Oggi c’è solo la vergogna e il dolore per una tragedia che non avrei mai potuto immaginare», dice. Una tragedia «per la quale, a nome della mia famiglia, posso solo chiedere scusa».

La madre e il padre di Luca hanno saputo delle sue parole, forse le hanno sentite. Non riescono a rispondere, non del tutto, non ora. «Ringraziamo la madre di Valerio», fanno sapere. È il loro legale, Armida Decima, a raccontarlo: «La famiglia Sacchi prende atto delle dichiarazioni della mamma di Del Grosso. Ma preferisce non rispondere. Questo perché al momento la vicenda è troppo nebulosa, dunque preferiscono rimanere in silenzio».

E nei primi giorni della prossima settimana si celebreranno i funerali di Luca, dopo che è arrivato, giovedì scorso, il nulla osta dalla Procura alla restituzione della salma. Mentre domani si aprirà una settimana piena e probabilmente decisiva sul fronte investigativo.
A piazzale Clodio sono in programma una serie d’audizioni di testimoni presenti fuori dal pub al momento dell’omicidio. In Procura dovrebbe essere ancora ascoltata anche Anastasia, fidanzata di Luca. Un atto istruttorio che secondo gli inquirenti potrà essere «fondamentale», soprattutto per chiarire le fasi della «trattativa per l’acquisto della droga» che ha preceduto la tragedia. E capire molte altre cose, ad esempio quale fosse la cifra reale in contanti che la ragazza portava con sé nello zainetto.

Fra le persone che verranno sentite, ci sarà anche «l’amico intimo» di Luca, un pregiudicato per reati di droga che era presente nel pub e che avrebbe gestito, stando a quanto riferito da alcuni testi, la «trattativa» con la rete di pusher guidata da Del Grosso. Che ai magistrati, durante l’interrogatorio, ha ribadito che non avrebbe voluto uccidere: «Colpa del rinculo dell’arma». E agli amici e alla fidanzata, nelle ore successive alla morte di Luca, aveva confidato: «Ho fatto una c...a, volevo solo spaventarli».

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