venerdì 4 giugno 2021
E' stata riconsegnata oggi nelle mani di sua nipote, un'emozionante lettera del soldato pugliese Vincenzo Fugalli, scritta la notte di Natale del 1942, dal fronte russo. E mai spedita.
Soldati italiani nella campagna di Russia

Soldati italiani nella campagna di Russia - ANSA

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«Questa è la notte di Natale, sto scrivendo intanto nel ricovero che è attiguo al mio, stanno intonando la "pastorella" e si dimenticano persino del rancio che tarda ad arrivare». La scrittura ordinata, le lettere slanciate, i pochi ripensamenti, raccontano tanto di quel giovanissimo sottotenente degli alpini che tutti chiamavano Enzo, partito da Barletta nel 1942 per la campagna di Russia, durante il secondo conflitto mondiale. Una grafia sicura, figlia di tanto sacrificio e passione, da parte di uno studente strappato dalla guerra ai suoi studi di medicina. «Fuori nevica forte, si vede che il Bambino deve nascere anche qui», raccontava. All’inchiostro nero, il ventitreenne, in quella notte santa martoriata dalle bombe, affidò tutta la speranza che aveva dentro e il fiato che il freddo non era riuscito ancora a seccare. La lettera che Vincenzo Fugalli scrisse per la sua famiglia, raccontando la vita al fronte, non arrivò nelle mani dei suoi cari nelle settimane successive a quel 25 dicembre 1942, perché non venne mai spedita.

​Oggi la riconsegna

La bella notizie è che oggi la lettera è stata recapitata ai destinatari, per un incrocio di strade e desideri che ha poco a che fare con il caso. «Carissimi, perdonate il ritardo inevitabile di questa mia», così, ironia della sorte, inizia la lettera. E il ritardo è durato ben 78 anni, ma finalmente quel pezzo di storia è arrivato a destinazione. A riconsegnare la missiva alla nipote del soldato, morto probabilmente a pochi giorni da quel Natale nella battaglia di Nikolaevka del 26 gennaio 1943, è stata una donna mantovana, Olga Rosa Davini. La cerimonia si è tenuta in mattinata nella città di nascita dell’alpino, Barletta, alla presenza del sindaco Cosimo Cannito, emozionato per la riconsegna di una lettera «dal valore affettivo inestimabile».

La lunga ricerca

Quello che fa Olga, e che facevano i suoi genitori, è un “mestiere di carità” poco conosciuto, quasi una missione: restituire alle famiglie un soffio di quelle vite care spezzate sul fronte russo negli anni '40. «I miei genitori, particolarmente mio padre, - ha spiegato la signora Davini - si sono adoperati senza tregua nel dopoguerra con il governo russo per rendere possibile il rientro delle salme di alcuni soldati caduti su quel fronte durante il secondo conflitto mondiale. La lettera di Fugalli era custodita casualmente in un libro che Tino, padre di Olga, aveva regalato alla moglie Adele Turelli. L’incontro tra Olga e la nipote del soldato, Serena Fugalli, è avvenuta altrettanto fortuitamente dopo mesi di ricerche. L’appello è arrivato in tv grazie all’emittente Telenorba e la nipote ha riconosciuto l’identikit di suo zio Vincenzo, nato nella città pugliese nel 1919. E così il cerchio si è chiuso.

​La lettera

Il giovane Vincenzo voleva rassicurare i suoi, come tutti i soldati che dalle trincee scrivevano o dettavano parole per i cari lontani. «Siate sereni», scriveva, la notte di Natale, forse anche aiutato da una fede che lo teneva in vita, «ho la convinzione assoluta che non mi potrà mai capitare niente anche se camminiamo in mezzo alle mine e se andassi a cento assalti». La felicità per il suo nuovo ruolo di «capo», che gli permetteva di essere «il confidente», e « l’amico» di « ragazzi magnifici», scrive lui, «sarà certamente la più bella di tutta la mia vita». Ha paura il giovane Vincenzo, delle incursioni russe, che non lo fanno riposare in pace. Ma l’indomani, forse, sarebbe stato il giorno giusto, perché potranno «finalmente provare un po’ a dormire, pur con le eterne scarpone ai piedi, sognando il Bambino».

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