giovedì 12 maggio 2016
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ROMA Le unioni civili accendono il dibattito politico anche dentro la campagna elettorale per le amministrative del 5 giugno. Virginia Raggi, la candidata M5S al Campidoglio, ha attaccato Alfio Marchini, che martedì aveva detto che – se sarà sindaco – non celebrerà unioni civili. «Non ho mai visto un obiettore di coscienza su questo tema. Rispetti la legge», ha detto l’avvocato Raggi. E alla possibilità dell’obiezione di coscienza si è richiamata la candidata di Fdi-An, Giorgia Meloni: «Il ddl doveva prevederla. Ma se sarò sindaco rispetterò la legge e promuoverò invece il referendum abrogativo». Intanto il suo alleato Matteo Salvini ha invitato i sindaci leghisti a «disobbedire». «Le unioni civili – ha detto il segretario della Lega Nord – sono l’anticamera delle adozioni gay, motivo per cui chiederò come Lega a tutti i sindaci e agli amministratori locali di disobbedire a quella che è una legge sbagliata». «Ieri Renzi andava al Family day a caccia di voti – dichiara il sindaco di Padova, Massimo Bitonci –. Oggi dà lezioni di laicità ai sindaci che, diversamente da lui, sono stati eletti dai cittadini. Dopo aver tradito il popolo della famiglia, venga a Padova a celebrare il primo matrimonio gay della storia della nostra città. Lo aspetto». La risposta del premier Matteo Renzi non si è fatta attendere: «Nessuno ha diritto a disapplicare la legge, di fronte alla legge si ferma il politico, persino il magistrato. Se a Padova Bitonci non vorrà celebrarle, lo farà qualcun altro, ma il Comune ha l’obbligo e la responsabilità giuridica di farlo, Bitonci non potrà rifiutarsi di delegare a qualcun altro». L’Associazione del Comuni (Anci), dal canto suo, esprime «apprezzamento per l’approvazione definitiva del ddl Cirinnà». È il presidente (e sindaco di Catania), Enzo Bianco, a ricordare che «l’introduzione delle unioni civili nell’ordinamento italiano è il coronamento di un’azione che ha visto protagonisti, da diversi anni a questa parte, l’Anci e moltissimi sindaci, senza distinzione né geografica né di appartenenza politica». «Finalmente – aggiunge il sindaco di Bari, Antonio De Caro – possiamo dire che la politica si è messa al passo con i tempi e con i bisogni reali di tante persone che, di fatto, famiglia già lo sono. Mi auguro che tutti i sindaci siano pronti a dare risposte nei loro territori». Per il primo cittadino di Udine, Furio Honsell, «stiamo assistendo a un passo avanti molto importante per tutto il Paese». «Oggi passiamo dal riconoscimento della famiglia a quello di tutte le famiglie italiane, senza alcuna distinzione – continua il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, che è anche il marito di Monica Cirinnà –. Sono particolarmente felice per quello che considero un punto imprescindibile di partenza per la piena realizzazione dei diritti civili di tutti gli individui». Pur esprimendo perplessità sul metodo della fiducia, il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio, si unisce al coro di consensi. Anche da Parma arriva il sostegno del sindaco Pizzarotti: «Già tre anni fa creammo il Registro delle unioni civili. Per questo mi sono sempre augurato che il Paese si adeguasse alle forti richieste della società per quel che riguarda i diritti civili pur ritenendo che il ddl potesse essere migliore rispetto all’attuale». Maurizio Carucci © RIPRODUZIONE RISERVATA
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