martedì 16 luglio 2019
La Provincia di Trento si mobilita. Ma il ministro frena sull'uccisione dell'animale
La fuga di M49, l'orso ribelle «Abbattetelo». Politica divisa
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«Impensabile, imponderabile», a detta di tutti, dai custodi forestali agli ambientalisti: con una clamorosa fuga dal megarecinto trentino in cui era stato rinchiuso poche ore prima l’orso ribelle M49 è scappato ieri all’alba. Non è il finale di un romanzo d’avventura: la libertà riconquistata dall’orso 'problematico' di tre anni, braccato con tanto di mandato di cattura datato primo luglio, riapre in poche ore una tensione sociale (oltre 1.500 gli allevatori in piazza appena a Trento venerdì scorso per richiederne la cattura) e la frattura politica fra il governatore leghista del Trentino e il ministro dell’Ambiente pentastellato.

Si discute anche sui dettagli dell’evasione, precisi nella ricostruzione della Provincia, 'inaffidabili' nelle critiche: sono le 22.45 di domenica 14 luglio, quando una delle trappole a tubo collocate sulle piste battute dal 'ricercato' con radiocollare finalmente scatta: preso! Un sollievo per i forestali che da mesi ne studiano le mosse per mettere in sicurezza il responsabile dell’80% dei danni alle colture e agli animali trentini del 2019. Ma il lavoro non è finito, i protocolli della cattura richiedono attenti passaggi, visto i precedenti come la morte di Daniza e l’uccisione di KJ2: si attiva la procedura di trasporto nel Centro specializzato di Casteller, 8 ettari alla periferia Sud di Trento.

I cancelli si aprono alle 3 di notte per M19 che non è mai stato addormentato e ritrova una parziale libertà: gli viene tolto anche il radiocollare. Bastano tre ore e mezzo ed i custodi scoprono che l’orso è già scappato, lasciando le sue orme sul terreno battuto e qualche pelo sulle punte delle recinzioni.

Come un ostacolista irrefrenabile è riuscito a scavalcare tre reti con fili elettrici a 7 mila volt di tensione ed ha compiuto l’ultimo incredibile balzo arrampicandosi su una barriera di ferro alta 4 metri e 20 centimetri, con altri 6 fili per 'stordire' e impaurire l’animale. Un «comportamento assolutamente anomalo», è la spiegazione data dal presidente della Giunta provinciale di Trento Maurizio Fugatti, che dà un’indicazione precisa: abbattere l’orso se si avvicinerà alle zone abitate e solo nel caso in cui vi possa essere «un pericolo concreto per l’uomo».

«Se qualcuno voleva mettere in discussione la nostra scelta, non appoggiata dal ministero, e la pericolosità di M49 – ha sostenuto il governatore portando i giornalisti davanti alla rete – guardi come l’orso è riuscito a scavalcare questo recinto e i 6 fili elettrici». Una struttura di contenimento, osservava ancora Fugatti, che era stato certificato dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e cofinanziato dal ministero per l’Ambiente.

A stretto giro di posta, mentre tre guardie di forestali si organizzavano per riprendere la ricerca dell’orso in fuga, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, del Movimento Cinque Stelle, inviava alla Provincia di Trento una diffida: «Nessuna istruttoria fin qui elaborata dai nostri uffici, in collaborazione con Ispra, ha mai valutato il tema dell’uccisione dell’esemplare. Il fatto che sia scappato dall’area attrezzata per ospitarlo non può giustificare un intervento che ne provochi la morte ». Nel dibattito, divampato sui social, c’è chi ricorda che altri orsi si sono dimostrati in grado di superare barriere molto alte come quando qualche anno fa erano entrati nell’area faunistica di Spormaggiore per poter incontrare le femmine nella stagione degli amori.

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