martedì 8 aprile 2014
​​Il leader di Fi: "Patto saldo, non ci rimangiamo nulla. Vedrò Renzi e aggiusteremo tutto".
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​Si scrive Renato Brunetta e si legge Silvio Berlusconi. Al netto del tratto caratteriale l’ultimatum del capogruppo alla Camera di ieri aveva il via libera dell’ex premier e Cavaliere, tutt’altro che ex leader di Forza Italia. La linea sembrava quella di non reggere più il gioco di fronte a quello che ormai dentro Fi tutti definiscono un bluff. Tutti tranne Denis Verdini, ormai nel mirino di tutti gli altri.Poi, in serata la frenata. «Come ho più volte ribadito, Forza Italia intende rispettare fino in fondo l’accordo stipulato con il segretario del Pd, Matteo Renzi, relativo alle riforme costituzionali e alla legge elettorale», scrive Berlusconi in una nota. «Le polemiche di questi giorni sul Senato non toccano i patti fondanti riguardo alla non eleggibilità, alla non onerosità e al fatto che il nuovo Senato non voterà la fiducia, ma hanno riguardato i criteri della composizione, le modalità di indicazione da parte degli enti locali e di altre istituzioni, tutti argomenti sui quali potremmo confrontarci e convergere».Un incontro fra Berlusconi e Renzi prima del 10 aprile «non risulta» al premier, ma non risulta nemmeno a Fi. Perché, prima della decisione del Tribunale di Milano sulla modalità della pena, Berlusconi non ha serenità sufficiente. Ma ci sarà, assicura il Cavaliere dopo la schiarita serale.Già, ma tutta Fi - senza distinzioni fra Fitto e Brunetta, o fra Romani e Gelmini, andando oltre le ataviche rivalità - non ci sta a tenere in vita Renzi in cambio di niente. Raccontano che Berlusconi è molto demoralizzato dopo il tentativo a vuoto dell’incontro al Quirinale. La versione che il Cav ne dà a tutti i suoi - autorizzandoli a forzare, come aveva fatto ieri con Brunetta - è anche peggiore di quella circolata. Si parla di un incontro finito con un saluto impercettibile, col capo dello Stato che si sarebbe limitato ad ascoltare, abbozzando un paragone con Adriano Sofri, per l’analogo senso di ingiustizia provato di fronte a una condanna passato in giudicato. Paragone che Berlusconi proprio non riesce a inghiottire.Ad alimentare lo sconforto i sei sondaggi esibiti dal Mattinale, la newsletter del gruppo alla Camera: tutti collocano Fi oltre il 20 ma per un pelo. Con un competritor che va in video in continuazione per il ruolo centrale conferitogli proprio da Berlusconi. Che fare? Tutto, tranne che continuare così. Persino entrare al governo: «Così almeno la linea la dettiamo noi, invece di subirla», è la tesi di Brunetta. Se solo Renzi ammettesse che i conti non tornano. Non tornano al Senato, dove la fronda interna lo blocca. Non tornano sul taglio delle tasse, perché Brunetta è convinto che quegli 80 euro in meno in busta non li troverà, e ha convinto anche Berlusconi. E allora: «Subito l’Italicum, o stacchiamo la spina», avverte per conto del "capo". Ma i veri giochi si faranno solo dopo il 10.
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