mercoledì 24 luglio 2019
Dopo la frenata dei 5 stelle. Contro la proposta del ddl Pillon, protestano le associazioni davanti a Montecitorio
Affido condiviso, slitta a settembre l'esame del ddl Pillon
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Slitta a settembre la discussione sul ddl Pillon e degli altri cinque testi in materia di affido condiviso. Lo ha deciso la commissione Giustizia del Senato, dopo un’accesa discussione tra maggioranza e opposizione seguita alla brusca frenata annunciata dal M5s. «Il ddl Pillon è superato, serve un nuovo testo base », hanno detto in mattinata i senatori pentastellati Alessandra Riccardi e Mattia Crucioli. Sulla scorta di questa affermazione, il Pd ha chiesto a gran voce il ritiro del testo leghista. I dem, fortemente contrari al provvedimento, hanno ritirato tutti gli iscritti a parlare ed è poi stato votato il mandato al relatore - ruolo in cui è stato confermato lo stesso Pillon - per presentare un testo unificato. Che, avverte sempre M5s, sarà ripresentato quando si sarà trovato un accordo.

Il senatore leghista ha detto che si metterà subito al lavoro. «Voglio fare presto e bene, perché le famiglie hanno aspettato fin troppo tempo. Questa riforma è stata lungamente attesa». Il testo unificato terrà conto, assicura, non solo di quelli finora presentati, ma anche delle oltre 100 audizioni fatte. Per arrivare a un documento «che sia il più possibile migliorato rispetto a quelli attualmente in discussione». Serve un testo, spiega ancora Pillon, «che vada incontro alle esigenze delle famiglie italiane in cui il papà e la mamma si siano separati perché dobbiamo garantire che i bambini non siano strumentalizzati».

Gli interventi proposti dal ddl Pillon però sembravano non avere questa caratteristica e avevano suscitato sin dalla presentazione mobilitazioni contrarie. Le voci critiche hanno puntato il dito su diverse norme a loro giudizio sbagliate: mediazione familiare a pagamento, sottovalutazione delle situazioni di violenza e maltrattamento, obbligo per i figli a intrattenere relazioni paritarie con papà e mamma separati. Ieri davanti a Montecitorio un gruppo di associazioni ha manifestato il suo dissenso sul ddl, poi accantonato a sit-in in corso. A loro sostegno è intervenuta la deputata di Leu Laura Boldrini che ha definito «irricevibile » il ddl Pillon e denunciato la «salvinizzazione » del M5s. A testo slittato dopo la pausa estiva, le donne del Pd hanno gridato vittoria. E hanno denunciato l’ambiguità dei pentastellati nell’accettare il medesimo relatore. «Il ddl Pillon è accantonato, ma non basta. Il compromesso nella maggioranza blinda Pillon come relatore e lava la coscienza al M5s. È un primo passo in una battaglia che ci vedrà sempre accanto alle tante donne che si sono mobilitate contro una legge pericolosa», twitta la dem Alessia Rotta. Anche Paola Binetti (Udc) parla dello stop come di una «buona notizia», visto l’«approccio decisamente maschilista» del ddl, che «fa dei padri separati delle vere e proprie vittime da risarcire penalizzando le madri». In più «l’errore strutturale era di non avere posto al centro della riflessione il bambino, con le sue esigenze affettive e materiali».

Sullo sfondo si staglia anche l’ombra dei fatti di Bibbiano. Riccardi e Crucioli hanno precisato che il ddl non avrà alcun collegamento con essi. «Sono due cose molto diverse – hanno obiettato i due senatori del M5s – noi ci limitiamo ad affrontare il caso dal punto di vista dei tempi di convivenza dei minori con i genitori nella fase di separazione o di divorzio».

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