martedì 25 agosto 2015
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Dialogo su Abramo tra don Carron e l'ebreo Weiler «Perché non sono quando non ci sei / e resto solo coi pensieri miei»: i veterani del Meeting riconoscono al volo la citazione e capiscono che l’incontro, questa volta, sarà davvero memorabile. Tra auditorium straripante, sale collegate in diretta, maxischermi ovunque e trasmissione in streaming, alla Fiera di Rimini l’incontro su “La scelta di Abramo e le sfide del presente” fa il tutto esaurito. A dialogare tra loro sono il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón, e il giurista statunitense Joseph Weiler, ebreo osservante. Modera Monica Maggioni, che per un’ora si astrae dal nuovo ruolo di presidente Rai e torna al lavoro di giornalista, anche se questo non è un dibattito come gli altri. Né nella forma (letture sceniche, video, intermezzi musicali), né nel contenuto. Il punto di partenza è l’invito che Dio rivolge ad Abramo nella Genesi, quel 'vattene dal tuo paese' nel quale Weiler riconosce il delinearsi di un’alleanza inedita. Dal palco risuonano le parole di don Giussani e di C.S. Lewis, puntualmente riprese da don Carrón, che però aggiunge la citazione 'da un cantante italiano' riportata all’inizio. I versi di Francesco Guccini spiegano alla perfezione la dinamica io-tu che l’avvenimento storico della chiamata di Abramo fa irrompere nella storia del mondo. Ma sono anche un segnale, quasi il preludio per il concetto che Weiler formulerà da lì a poco: «La terra promessa non è un territorio circoscritto, ma la vita nella sua pienezza. E noi credenti dobbiamo avere l’umiltà di ammettere che anche un ateo può condurre un’esistenza di questo tipo. La fede religiosa non mette al riparo dalla superbia». Scorrono le immagini dell’attacco alla sede di Charlie Hebdo, ci si sofferma su una fotografia di Sebastião Salgado (tanti pinguini che si tuffano in mare uno dopo l’altro, disciplinati, senza mai sgarrare: «Il pinguinismo è uno dei mali della nostra epoca», sottolinea Monica Maggioni), si ascolta il lamento di Rilke nelle Elegie Duinesi ('Tutto cospira a tacere di noi'), si prende spunto da una frase di Pietro Citati, da una riflessione di Eugenio Scalfari. Autori laici, che in altri tempi il popolo del Meeting avrebbe forse tenuto in sospetto di laicismo. Ma averli scelti non è una svista. È ancora Weiler a introdurre il tema che sarà poi sviluppato da don Carrón: 'Dalla crisi di oggi si esce solo attraverso la testimonianza'. Rimettiamo ordine. Con Abramo si costituisce l’io personale, che è sede della responsabilità dell’uomo. «Non si tratta di una questione etica – insiste don Carrón – ma di qualcosa che appartiene alla natura propria dell’io. Un desiderio talmente forte, una provocazione talmente irresistibile da suscitare la risposta dell’io. Il dramma del mondo attuale è che questo desiderio si è tanto appannato da farci ritornare, di fatto, alla situazione tipica dell’antichità greca e latina. Davanti all’insensatezza del destino, ci si consola con piaceri minimi, con soddisfazioni di poco conto». Weiler concorda: «La mia attività di docente mi porta a contatto con molti giovani, in ogni parte del mondo. Dappertutto ritrovo la stessa ossessione per i diritti. Mai che un ragazzo mi chieda quali sono i suoi doveri, le sue responsabilità. La colpa di quello che accade è sempre di qualcun altro». Adesso tocca a don Carrón mettere in guardia: «Troppo spesso, anche in Occidente, si cerca di risvegliare l’io facendo appello a contrapposizioni ideologiche, ma questa non è la soluzione. L’alternativa al torpore non può essere la violenza. Bisogna ripartire dalla consapevolezza che ogni rapporto con la verità è vero, e che la bellezza della verità è la verità stessa». I relatori a questo punto ricordano l’appello all’emergenza educativa lanciato da Benedetto XVI, sia papa Francesco, il cui magistero finisce per intrecciarsi con le citazioni dall’opera di don Giussani. A don Carrón sta particolarmente a cuore una pagina di quest’ultimo, dettata nel 1992, nelle tempeste di un’altra crisi dalle proporzioni impressionanti. «Eppure – insiste il presidente di Cl – anche allora don Giussani registrava la presenza trasversale di uomini di sensibilità rara, che sarebbero stati capaci di sfondare l’orizzonte angusto nel quale ci si sentiva confinati». Un’impresa di questa portata ha bisogno di un metodo e il metodo, per don Carrón, è appunto la testimonianza, «l’unico modo di annunciare la verità che sia rispettoso della libertà di quanti incontriamo». Weiler annuisce e aggiunge sorridendo: «Come Abramo, anche don Carrón è un uomo audace».
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