giovedì 2 settembre 2021
Non si limitano a non vaccinarsi ma contestano aspramente l'opportunità di farlo e l'intero sistema delle immunizzazioni. Cosa dicono i contrari assoluti ai vaccini
Una manifestante "no vax" a Torino

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C’è chi si vaccina e dice di fare altrettanto perché è il solo modo conosciuto per venirne fuori. C’è chi non si vaccina ancora, per i motivi più diversi. E c’è poi chi ha costruito attorno alla libera determinazione di non immunizzarsi tutto un sistema di pensiero che non contempla dubbi né compromessi, e intanto avversa frontalmente ogni tesi favorevole alla vaccinazione.
Ma quanti sono i cultori di questa dottrina? Secondo i dati più recenti – ricerca Response Covid dell’Università di Milano con Sps Trend, 21 luglio – i contrari si sarebbero ridotti dal 12% di gennaio al 5% attuale. Più che dimezzati, ma anche più determinati e prodighi di controdeduzioni, con siti, guru e giornali di riferimento. Di questa quota la maggior parte (i tre quinti) avrebbe solo timore di esiti negativi sulla salute, con i contrari per principio ormai minoranza della minoranza (il 2% del campione), però estremamente combattivi. È proprio questo aspetto degli anti-vax a impressionare: la loro non è infatti solo una scelta personale (discutibile, ma legittima) su cui confrontarsi ma ormai ha assunto i contorni della dottrina, con dogmi, eresie e nemici pubblici. Una crescente allergia verso chiunque la pensi diversamente che impone di interrogarsi su un così rapido slittamento verso l’ostilità aperta nei confronti dei vaccini, della scienza, delle istituzioni, di chi sostiene la necessità di sottoporsi alla doppia iniezione per farla finita col virus e le sue stragi.
L’architrave di questo granitico apparato di idee è la rivendicazione della libertà personale contro l’obbligo di fatto che sarebbe imposto da strumenti come il Green pass, ritenuto discriminatorio. Questa forma di imposizione del vaccino sarebbe espressione di un regime nei fatti totalitario in cui la politica si farebbe strumento di potentati economici usando la scienza come schermo ideologico. Un inno all’autodeterminazione, che in chi contesta aborto ed eutanasia finisce paradossalmente per saldarsi con le tesi della libera scelta sulla vita.
La ribellione verso un presunto blocco opaco di poteri che sostengono la campagna di immunizzazione giustifica l’avversione a tutto campo degli argomenti pro-vaccini, con la parallela semina di obiezioni definitive. Le più ricorrenti sono gli esiti negativi a lungo termine di farmaci sui quali la fase sperimentale sarebbe stata frettolosa e approssimativa, le incognite sulla fertilità, le ricadute manipolatorie sul nostro dna, gli effetti avversi sottostimati se non taciuti, fino a parlare di migliaia di morti dopo il vaccino tenuti nascosti dalle autorità ufficiali dentro tabelle manipolate ad arte. Tutte tesi indimostrabili e dunque non smentibili. La suggestione dei sani trasformati in malati dal vaccino lavora sulle paure irrazionali, che diventano le principali alleate degli anti-vax, gli stessi peraltro che accusano le autorità sanitarie di spargere il terrore per indurre a correre al più vicino hub. Sarebbe invece calata la censura su farmaci miracolosi che guarirebbero la gente a casa, o su terapie efficaci ma non lucrose per l’industria farmaceutica e per questo fatte sparire. A questi sospetti a senso unico va aggiunta la contestazione etica del ricorso ad aborti nello sviluppo dei vaccini (in realtà è l’uso di linee cellulari derivate da feti abortiti anche quarant’anni fa, che per la Chiesa tuttavia non inficia la liceità dei vaccini in emergenza pandemica). La retorica anti-vax è diffusa e rumorosa: ma col virus costretto alle corde, chi è disposto adesso a prenderla per buona?

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